Erica Piccotti: «Viaggio d’amore quando suono il mio violoncello»

Erica Piccotti
Gli amici non fanno altro che chiederle di suonare la sigla del Trono di Spade. «Li accontento sempre, anche se, confesso, non l'ho mai visto». La suggestione...

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Gli amici non fanno altro che chiederle di suonare la sigla del Trono di Spade. «Li accontento sempre, anche se, confesso, non l'ho mai visto». La suggestione targata 2Cellos (il duo croato/sloveno dei violoncellisti Luka Šulić e Stjepan Hauser, ndr) è intatta. Anzi, di più. Bellezza preraffaellita, talento raro, Erica Piccotti è un'enfant prodige del violoncello. Romana doc, ha cominciato a suonare a 5 anni, ed è cresciuta a pane e note. Da un anno si divide tra Roma e Kronberg, vicino Francoforte, alla corte dell'Accademia fondata da Rostropovich. Reduce da un'estate di festival e masterclass da solista in giro per il mondo, si prepara ora alla tournée italiana.





Roma è una città per musicisti?
«Si. Ci sono molte realtà che aiutano i musicisti classici, come Santa Cecilia, il Conservatorio, i corsi di perfezionamento. Sono stata fortunata a crescere qui».

Perché il violoncello?
«La mia è una famiglia di musicisti. Mamma pianista, mio fratello violinista. Per imitare mio fratello avevo cominciato col violino, ma non è scattato il colpo di fulmine. Così ho cambiato».

Ed è scattato l'amore?
«Il violoncello ha questi suoni caldi, bassi, che ti stregano. Poi mi piaceva il contatto con lo strumento: quando lo suoni è come se lo abbracciassi un po'. Lo senti vicino. Una sensazione unica».

In cosa la musica ti ha aiutato?
«Ad esprimermi al meglio. Qualcuno ci riesce con le parole, altri con la pittura. Io comunico con la musica. Fin da piccola mi sembrava più facile ed immediato farlo con i suoni».
Sei riuscita a conciliare la musica con una vita da normale adolescente romana?
«La musica è una passione cui si deve dedicare molto tempo. C'è bisogno di compromessi: come gli atleti, anche noi dobbiamo allenarci tutti i giorni. Da piccola dovevo rifiutare feste e uscite. Ma se è una cosa che ami, ti rendi conto che ne vale la pena. Oggi non ho nessun rimpianto».

La prima volta che ti sei esibita in pubblico?
«Avevo sette anni, il violoncello era più grande di me. Ma non l'ho vissuta male, anzi. Forse ero incosciente. Ma mi divertivo. E quel senso di divertimento puro mi è sempre rimasto».
Il momento più emozionante?
«A 12 anni, quando ho suonato alla Camera dei Deputati in diretta televisiva al fianco di Mario Brunello, il mio idolo».

Un consiglio per i bambini che cominciano a studiare musica?
«Prima di tutto la musica deve essere un divertimento, un modo per passare il tempo e non un obbligo imposto: qualcosa che si desideri fare. Altrimenti perde la sua magia».
Ci sono a Roma luoghi che insegnano la musica come gioco?
«La Junior Orchestra all'Accademia di Santa Cecilia. Il luogo giusto per me: stare insieme a molti altri bambini che fanno le tue stesse cose è di grande aiuto e la musica diventa il divertimento».


Per quanto tempo ci sei stata?
«Cinque anni. Ogni sabato prove di quattro ore. Poi concerti e campus estivi tutti insieme».

Il posto più incredibile?
«Campo Lo Feno sull'Isola d'Elba, in un anfiteatro immerso nella natura. Il bello della musica è che puoi esibirti in teatri storici ma anche in luoghi alternativi».

Sei impegnatissima. E il tempo per l'amore?
«Non ho un fidanzato ora, ma l'amore si concilia perfettamente con la musica. Non lo sto cercando, ma lo troverò».

A chi devi molto?

«Nel mio percorso sono stata aiutata. Penso all'associazione De Sono che sostiene i giovani musicisti, e all'associazione Musica con le Ali, che mi ha dato la possibilità di suonare in luoghi speciali oltre ad aver inciso il mio primo cd. E non è così scontato».
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Il Messaggero