Roberto Gualtieri sfonda - con punte vicino al 70 per cento - a Trastevere, San Saba, Testaccio e Prati. Maurizio Leo, invece, vince soltanto in due seggi (Camilluccia e San...
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Elezioni suppletive a Roma, nella prima sezione chiusa il Popolo della famiglia supera il M5S
Proprio dalla conquista del Campidoglio in poi, il diagramma elettorale del M5S nella Città eterna segna una netta e costante discesa. E pensare che le cose non erano andate male nel 2013, quando il neonato Movimento aveva raccolto alla Camera nella Circoscrizione Lazio 1, quella del Centro capitolino, il 28,48 per cento dei consensi. Poi è arrivato il grande successo di Virginia Raggi: 35,32 per cento al primo turno - al 25 per cento soltanto nelle zone dove si è votato ieri per il successore di Paolo Gentiloni - salito fino al 67,15 al ballottaggio. Il tutto corredato da una maggioranza bulgara (29 consiglieri in aula Giulio Cesare ora scesi a 27) e dalla conquista di 12 Municipi su 14 andati al voto. Poi da lì il declino, fatta eccezione per le municipali di Ostia del 2017. Alle politiche del marzo del 2018, quelle che hanno portato il M5S al governo nazionale, nel Collegio Roma 1 (lo stesso dove si è votato ieri) il Movimento raccoglie soltanto il 16,79 per cento. Nella stessa giornata, alle Regionali ma con Roberta Lombardi - cioè l'acerrima nemica di Raggi - in lizza contro Nicola Zingaretti per la carica di governatore, i pentastellati raccolgono in tutta la città il 22 per cento.
IL CROLLO NEI MUNICIPI
Si è sempre detto che il Movimento sfonda in periferia e arranca in Centro. Ma l'assunto viene meno alle Europee dello scorso maggio: in tutta Roma si scende al 17,58 per cento, con i leader locali che lamentano il peso dell'alleanza della Lega e quelli nazionali che fanno pressioni su Raggi per rilanciare l'attività di giunta. L'abbandono delle periferie era stato confermato già a giugno 2018, quando i grillini persero, a vantaggio del centrosinistra, il III e l'VIII Municipio, per poi vedere saltare la propria maggioranza all'XI.
Nel 2016 la quasi sconosciuta Raggi recuperava voti sfruttando le divisioni nel centrodestra e le polemiche che avevano travolto il Pd tra il Mondo di Mezzo e la fine della giunta Marino. Tre anni e mezzo dopo la sindaca ha preferito non fare campagna elettorale per Rossella Rendina, ferma al 4,4 per cento.
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Il Messaggero