I privati stanno già muovendosi per realizzare la discarica, mentre Ama resta a guardare. Il piano dei rifiuti approvato dalla giunta regionale dice che nel «sub...
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L’Ama continua a svolgere il ruolo dello spettatore immobile (e pagante perché poi dovrà utilizzare impianti di altri). Il dato più interessante è che ad ottobre si concluderà la conferenza dei servizi sul progetto presentato dal gruppo abruzzese Maio per Pian dell’Olmo, nel XV Municipio, ai confini con Riano. La conferenza dei servizi è un organo collegiale, che si riunisce in Regione e di cui fanno parte tutti i soggetti pubblici coinvolti. Deve rilasciare o rifiutare l’autorizzazione. Già la soprintendenza archeologica ha dato parere negativo, mentre da Roma Capitale e dal Comune di Riano sono state presentate richieste di chiarimenti al quale i proponenti dovranno dare una risposta. Il nodo: quando, al termine dei lavori, i vari soggetti, a partire da Roma Capitale, dovranno esprimersi sul progetto non potranno dare una risposta politica («siamo contrari alla discarica»), ma tecnica, motivare perché l’impianto lì non si possa realizzare. In parallelo è stato presentato il progetto da un altro gruppo privato che chiede di realizzare una discarica di inerti (dunque il materiale prodotto dai cantieri) a Monte Carnevale, non lontano da Malagrotta. Secondo Giacomo Giujusa (M5S), ex assessore dell’XI Municipio, se autorizzato quell’impianto «potrebbe ampliare il tipo di rifiuti smaltiti e diventare una discarica per rifiuti urbani e scarti del tmb». Il piano regionale dei rifiuti, presentato venerdì dal presidente e dal vicepresidente della Regione, Nicola Zingaretti e Daniele Leodori, e dall’assessore Massimiliano Valeriani, indica gli scenari: quanti rifiuti si produrranno e quali impianti saranno necessari, non dice dove si dovranno fare. In realtà la grande partita a scacchi degli impianti va oltre la discarica: il piano regionale dei rifiuti mostra una evidente carenza di impianti di compostaggio, quelli che lavorano la parte organica della differenziata. Su questo Ama però si è già mossa e ha presentato due progetti per impianti da realizzare a Casal Selce e a Cesano: anche in questo caso sono all’esame della Conferenza dei servizi in Regione.
Ama sta cercando disperatamente impianti di trattamento (proprio l’altro giorno ha inviato una lettera a tutti i Tmb del Lazio per capire quali siano le disponibilità fino al 2022). Sono gli stabilimenti che lavorano i rifiuti, prima di inviarli in discarica o negli inceneritori. Anche su questo fronte qualcosa si sta muovendo: nel 2016 bruciò il Tmb di Albano del gruppo Cerroni. Non ha mai riaperto, ma di recente è stato ceduto a una società veneta che vuole ristrutturarlo e riaprirlo nei primi mesi del 2020. Il potenziale è di 500 tonnellate di rifiuti al giorno. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero