Campidoglio, nuovo record del debito: sfiorata quota 15 miliardi

Campidoglio, nuovo record del debito: sfiorata quota 15 miliardi
Non bastassero i 13,6 miliardi di debiti accumulati prima del 2008 che ancora pesano sulla gestione commissariale, nelle casse del Campidoglio si scopre un debito aggiuntivo di...

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Non bastassero i 13,6 miliardi di debiti accumulati prima del 2008 che ancora pesano sulla gestione commissariale, nelle casse del Campidoglio si scopre un debito aggiuntivo di 1,2 miliardi accumulato negli ultimi anni. E che riguarda, appunto, la gestione ordinaria del Comune di Roma: il censimento di questa nuova esposizione record è stato fatto a fine 2015, ed è stato inserito del Documento unico di programmazione 2016-18 approvato nei giorni scorsi dal commissario straordinario Francesco Paolo Tronca. 


Questo dato finanziario ha una conseguenza pratica immediata: quest’anno Palazzo Senatorio dovrà pagare una rata di 84,6 milioni di euro per cominciare a ripianare questo nuovo debito, che continuerà a pesare sul bilancio capitolino fino al 2036, salvo complicazioni. La cifra totale rappresenta una serie di prestiti ottenuti a partire dal 2009: nel 2012, per esempio, la voce «accensione mutui passivi» nel bilancio dell’amministrazione comunale già toccava quota 421milioni.

 

I MUTUI
Fin qui non ci sarebbe nulla di anomalo, anche perché le amministrazioni pubbliche hanno la facoltà di contrarre mutui per finanziare progetti e opere pubbliche. Ma questo dato rende l’idea su come sia facile, se la leva del debito viene usata continuamente e senza controllo, arrivare ad accumulare voragini come quella che, nel 2008, ha portato il governo ad avviare la gestione straordinaria del debito, una sorta di bad company che ha salvato Roma Capitale da un fallimento altrimenti inevitabile. Un appunto che andrà girato al prossimo inquilino del Campidoglio, in arrivo proprio nella parte finale del piano di riequilibrio triennale dei conti, approvato nel 2014 con il benestare di Palazzo Chigi. Il piano è stato appena completato da Tronca nella parte finanziaria, con l’allineamento tra entrate e uscite, ma deve ancora compiere passi avanti decisivi negli altri capitoli.

LE AZIENDE

Nel 2016 bisognerà accelerare decisamente con il piano di dismissioni e liquidazioni delle aziende partecipate, previsto nel piano approvato dall’amministrazione di Ignazio Marino ma in gran parte rimasto lettera morta. Alla realizzazione di questo piano, redatto dall’allora assessore capitolino al bilancio Silvia Scozzese (oggi commissario straordinario per il debito pregresso) è legato anche il contributo concesso dallo Stato per gli extra costi (110 milioni annui). Le quote detenute dal Campidoglio in aziende che non erogano servizi pubblici, in particolare, dovranno essere cedute in tempi brevi. L’Ama, per esempio, dovrà dismettere le partecipazioni in Roma Multiservizi, Fondazione Insieme per Roma, Cisterna ambiente, Centro sviluppo materiali, Polo tecnologico industriale romano e Assicurazioni di Roma. L’Atac dovrà cedere i sui pacchetti azionari di Trambus open, Bravobus, Sms Sicurezza mobilità, Consel Scarl, Banca Etica, Bcc Roma, Polo tecnologico industriale romano, Officina grandi riparazioni, Atac Patrimonio e Assicurazioni di Roma. Palazzo Senatorio dovrà poi cedere le proprie quote in altre società: Aeroporti di Roma (dove detiene l’1,3 per cento del pacchetto azionario), Centro agroalimentare romano (28,3%), Centro ingrosso fiori (8,8%), Centrale del Latte (6,7 per cento) ed Eur spa, dove l’amministrazione comunale possiede il 10 per cento, mentre il restante 90 è di proprietà delministero dell’Economia. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero