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In attesa che negli studi dei medici di famiglia (circa 400) arrivino i kit per poter eseguire i tamponi rapidi ai casi sospetti, i professionisti delle Usca-R, le Unità speciali di continuità assistenziale della Regione eseguono da settimane già le diagnosi a casa dei pazienti. E il dato che ne viene fuori mostra una crescita dei nuovi positivi che vengono scovati.
I NUMERI
Lo spiega Pier Luigi Bartoletti segretario provinciale della Fimmg, la Federazione italiana dei medici di medicina generale e vice presidente dell’Ordine: «Su 80 visite domiciliari effettuate giornalmente dai medici delle Usca-R a pazienti che mostrano sintomi febbrili o comunque riconducibili a quelli del Covid-19 il 25% in media risulta positivo». In alcuni casi la percentuale a seconda delle giornate sale anche al 35% e ciò significa che almeno un cittadino su 4 di quelli che vengono visitati ha contratto il coronavirus. «Di questo passo - prosegue Bartoletti - arriveremo a Natale ad avere moltissimi positivi ed è importante che la diagnosi e la presa in carico dei pazienti sia quanto più tempestiva». Ad oggi le Usca-R sono formate da 160 medici e da altrettanti infermieri «ma stiamo formando altri 300 medici», prosegue il segretario provinciale della Fimmg.
Il territorio della Capitale che più di altri fa ricorso alle unità speciali è quello dell’Asl Roma 1. «Per l’età invece - prosegue Bartoletti - stiamo notando un innalzamento rispetto a qualche mese fa, i positivi che troviamo a domicilio hanno in media tra i 40 e i 50 anni.
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LA GIORNATA
Martedì a fronte di oltre 25 mila analisi si sono registrati 1.993 casi nuovi (1.007 solo nella Capitale). Ieri il dato si fermava a 1.963 nuovi casi di cui 993 solo a Roma ma i tamponi sono stati circa 2 mila in meno. A spaventare, i pazienti che necessitano del ricovero. «Attualmente - fa sapere l’Unità di crisi della Regione - i posti letto occupati sono il 57% dei posti letto programmati che sono complessivamente 2.913 mentre le terapie intensive e sub-intensive sono occupate al 31% di quelle programmate». Anche per questo si sta lavorando per attivare altri 1.450 posti letto e 80 di terapia intensiva oltre a quelli già annunciati con l’ultima ordinanza regionale mentre all’Umberto I sarà creato - oltre al secondo pronto soccorso - un “Hub Covid” nel vecchio complesso.
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Il Messaggero