Pillola Merck e Remdesivir, boom di antivirali nel Lazio: guariscono 9 su 10. «Raddoppiare le scorte»

Primi in Italia per somministrazioni di pillola anti Covid: curati 12mila pazienti. L’assessore D’Amato: ottimi risultati

Curano i malati Covid e danno risposte soddisfacenti in almeno il 90% dei casi. Al fianco dei vaccini contro il Sars-Cov-2 si diffonde l’uso dei farmaci antivirali, da...

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Curano i malati Covid e danno risposte soddisfacenti in almeno il 90% dei casi. Al fianco dei vaccini contro il Sars-Cov-2 si diffonde l’uso dei farmaci antivirali, da ultimo autorizzati dall’Aifa, e il Lazio è in cima alla classica nazionale per somministrazioni e risultati. 

Pillola Pfizer anti-Covid, via libera dell'Aifa a Paxlovid: «A inizio febbraio disponibile in Italia». Così funzionerà la terapia

Da una parte il “Molnupitavir”, o la pillola della Merck, dall’altra l’anticorpo monoclonale “Remdesivir”: i farmaci che servono a debellare l’infezione provocata dal Covid nei pazienti più fragili che, seppur vaccinati, possono entrare in contatto con il virus e manifestare poi la malattia ma anche in coloro i quali, pur avendo concluso il ciclo vaccinale, non sviluppano gli anticorpi. In base all’ultimo report dell’Aifa sull’uso di questi farmaci il Lazio è la prima Regione d’Italia per l’uso della pillola Merck e seconda, dopo la Lombardia (ma in rapporto alla popolazione complessiva prima) per il “Remdesivir”. Entrando nel dettaglio, 11.206 pazienti ospedalizzati, con un’incidenza del 14,1%, sono stati trattati con il “Remdesivir” rispetto ai 12.089 della Lombardia, mentre il “Molnupiravir” - somministrato a domicilio - porta il Lazio al primo posto del podio italiano con 219 infetti curati con questo farmaco. In 9 casi su 10 entrambi le terapie si dimostrano efficaci a debellare il virus. «I risultati sono molto buoni - spiega l’assessore alla Sanità Alessio D’Amato - in quanto il 90% delle persone trattate guarisce dalla malattia. Teniamo a ribadire l’importanza della vaccinazione, oggi che siamo arrivati al 70% di copertura in dose booster per la popolazione adulta del Lazio, ma ci sono soggetti fragili o con patologie che si ammalano e questi farmaci stanno dando risposte molto incoraggianti». Talmente soddisfacenti che proprio la Regione ha chiesto alla struttura commissariale del governo maggiori consegne in vista di febbraio. «Ad oggi abbiamo ricevuto un migliaio di dosi - prosegue D’Amato - ma le somministrazioni sono state moltissime, gli effetti incoraggiati e poiché molte Regioni non stanno proprio usando questi farmaci (come la Calabria o il Molise ndr) abbiamo chiesto di ricevere il doppio per il prossimo mese». 

LA SOMMINISTRAZIONE
La somministrazione dei due farmaci è diversa: la pillola della Merck è indicata entro 5 giorni dall’insorgenza dei sintomi e la durata del trattamento, che consiste nell’assunzione di 4 compresse (da 200 mg) 2 volte al giorno, è di 5 giorni. Il “Remdesivir” può essere invece utilizzato fino a 7 giorni dall’insorgenza dei sintomi ma la durata del trattamento, che consiste in una somministrazione endovenosa, è di 3 giorni. «Naturalmente questi medicinali non si trovano in farmacia - conclude l’assessore - hanno una prescrizione particolare e devono essere dati dai centri di autorizzazione dell’Aifa che nella Regione si trovano in 20 ospedali». Ma ecco le terapie funzionano e sommando questo all’ottimo trend sulle vaccinazioni il Lazio potrebbe presto uscire dall’emergenza. Ieri è stata infatti raggiunta la soglia del 70% di somministrazioni booster, l’obiettivo è di arrivare alla metà di febbraio a coprire il 90% della popolazione innalzando anche il livello della copertura sui bambini da 5 a 11 anni mentre il 2 febbraio si terrà un nuovo “Open day” per le donne in gravidanza. I positivi ieri contati sull’intero territorio regionale sono stati 12.663 e la curva tende ancora a scendere. Diminuiscono anche i decessi che si fermano a 28 ma crescono i ricoveri e gli ingressi in Terapia intensiva (2.341 i degenti totali). Intanto oggi ricorrono i due anni dalla comparsa del Covid a Roma. Il virus fu isolato in una coppia di coniugi di Wuhan ricoverati prima allo Spallanzani e poi al San Filippo Neri. Nel loro messaggio di ringraziamento prima di lasciare l’Italia dissero: «Auguriamo a tutti gli italiani di poter superare il prima possibile questo periodo difficile e di rialzare lo sguardo verso un cielo azzurro e un sole luminoso».

 


 

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Il Messaggero