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Alla Asl Roma 1 da settembre avevano pronti i contratti per 45 infermieri, da spedire ai drive-in o nelle scuole. «Ma siamo riusciti ad assumerne la metà», racconta Enrico Di Rosa, il direttore del Servizio di Igiene e Sanità Pubblica (SISP) dell’azienda sanitaria. E i medici? Stessa storia: 18 arruolati, altrettanti posti ancora da assegnare. Se la macchina dei tamponi nel Lazio non riesce ancora a marciare al ritmo delle richieste di test (15mila esami eseguiti contro i 25mila prescritti dai medici di base ogni giorno) è anche perché le truppe dei camici bianchi si ritrovano, a sorpresa, sguarnite. La Pisana si era mossa per tempo. Ad agosto è stato lanciato un bando per ingaggiare 500 specialisti nel Lazio, 300 solo a Roma. Medici, infermieri, esperti di contact tracing. Avrebbero dovuto rimpolpare proprio le piazzole dei tamponi e le squadre di sanitari per le scuole. Eppure, soprattutto per le prime due categorie, infermieri e medici, il reclutamento arranca.
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Tanti posti sono rimasti scoperti. Qualcuno si stupirà: dopo anni di proteste per il precariato, c’è chi rifiuta il posto fisso nel sistema sanitario regionale? Il direttore della Prevenzione della Asl Roma 1 non sembra sorpreso. «Bisogna tenere conto di due fattori - riprende Di Rosa - Il primo: dopo anni di ingressi contingentati nelle università per le professioni sanitarie, la coperta, ora che siamo in emergenza, è corta. Il secondo fattore, i compensi: dai privati in genere erano più bassi, ma ora si sono adeguati. E molti preferiscono andare lì, in un reparto, piuttosto che al drive-in a fare tamponi dalla mattina alla sera».
SOTTO STRESS
Anche nella Asl Roma 4, racconta la dirigente Simona Ursino, «abbiamo grandi difficoltà con il personale. Sto chiamando personalmente i neo-laureati, senza specializzazione, per avere un po’ di forze fresche. La verità è che è un lavoro molto stressante, c’è chi riceve insulti da chi viene posto in isolamento. Molti colleghi stanno crollando».
Per provare a ridurre le attese record, la Regione ha moltiplicato i centri dei test.
POCHI LABORATORI
«Ma su 94 strutture che hanno manifestato interesse, solo una decina sono operative alla tariffa concordata», ha detto ieri l’assessore alla Sanità, Alessio D’Amato. «Devono accelerare». La Regione aspetta anche di capire quanti medici di base accetteranno di eseguire i tamponi nei propri studi. Molti si sono già sfilati: «Troppo rischioso - dicono - far venire qui i casi sospetti, meglio che vadano nelle Asl». Non c’è proprio la corsa a tracciare i positivi, che pure aumentano di giorno in giorno. Anche sui vaccini antinfluenzali, le farmacie si sono tirate indietro: le dosi - ha detto l’Ordine - le vendiamo, ma non le somministriamo.
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Il Messaggero