Professor Emanuele Nicastri, direttore della divisione Malattie infettive dello Spallanzani, come stiamo andando? «Con il lockdown era tutto più semplice, potevamo...
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Da lunedì siamo più liberi.
«Ora l’individuo diventa determinante, il suo comportamento può cambiare la scelta se continuare ad aprire o dover richiudere, è fondamentale che esercitiamo correttamente le libertà individuali che ci siamo a fatica conquistati. Da sudditi dobbiamo diventare cittadini».
Un salto di qualità.
«Eravamo schiavi, dobbiamo percepire la giustezza delle richieste che ci vengono fatte, vedo che i giovani hanno cambiato abitudini e sono fiducioso. Dobbiamo anche cercare di non perdere quanto di buono è accaduto: calo dell’inquinamento, ritorno di flora e fauna, smartworking, una serie di elementi positivi che non ci dobbiamo lasciar sfuggire e che devono guidare le scelte future. Ma devo sapere come proteggere me e i miei cari».
Perché non è finita.
«Dobbiamo esser pronti, siamo come un piccolo surf che naviga su un’onda oceanica. Il timore che l’infezione possa ripresentarsi d’inverno o con eventi di massa è dietro l’angolo. I dati sulle sieroprevalenze che arrivano da altri paesi ci dicono che la popolazione è ancora esposta». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero