Covid, morta la giornalista Rita Di Giovacchino: ex cronista del Messaggero, aveva 73 anni

Covid, morta la giornalista Rita Di Giovacchino: ex cronista del Messaggero, aveva 73 anni
Se n'è andata sola Rita Di Giovacchino, a 73 anni, in una corsia di ospedale. Come tanti in questa terribile stagione. Lei che fino all'ultimo, quando è...

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Se n'è andata sola Rita Di Giovacchino, a 73 anni, in una corsia di ospedale. Come tanti in questa terribile stagione. Lei che fino all'ultimo, quando è risultata positiva al Covid, pensava che non fosse nulla di grave e non voleva andare in un nosocomio. Perché Rita era così, un'ottimista: tutto per lei si metteva a posto in qualche modo. Era figlia degli anni Settanta e le piaceva rivendicarlo, qualche volta con un'aria di superiorità, perché i giovani non conoscevano e non potevano capire. Rivendicava, con orgoglio quella stagione che le apparteneva: il tempo della ribellione alla sua famiglia e al papà, generale dell'esercito. E in quegli anni, sui quali aveva sempre un aneddoto da raccontare, a sfondo politico o solo di colore, aveva cominciato a fare la giornalista, giovanissima e molto bella.

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Prima all'Ansa, poi, per 25 anni, al Messaggero. Tra una sigaretta e l'altra, senza soluzione di continuità, tirava fuori dettagli inediti, teoremi, spiegazioni. La cronaca giudiziaria era la sua vita. Dal sequestro Moro fino al maxi processo di Palermo, poi le stragi di Falcone e Borsellino. «A Palermo mi hanno lasciata per sei mesi - diceva - è arrivato l'inverno e mi hanno dovuto mandare i vestiti». E poi ancora, inviata, per il processo Andreotti. E alla fine di Palermo si era innamorata, così, in uno dei suoi folli investimenti, aveva comprato una casa. Era stata anche a Cogne per il caso di Annamaria Franzoni, ma la sua passione rimanevano le inchieste su mafia e politica, l'intreccio tra criminalità e servizi segreti. E su questi temi, Rita, scriveva anche saggi come Il libro nero della Prima Repubblica sui poteri visibili e invisibili che hanno condizionato la storia del Paese, o sul delitto di Mino Pecorelli, il direttore di Op ucciso nel 79. Lascia il compagno Stefano, Emiliano, il suo unico e amato figlio, e due nipotine che adorava.

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Il Messaggero