Una mamma accarezza i capelli della figlia, un'altra se la tiene abbracciata da dietro. C'è calore ma anche una percezione nuova della fragilità della vita,...
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Roma, incidente a Corso Francia, un mese dopo la morte di Gaia e Camilla pedoni ancora indisciplinati
«È stato un modo per sfogarci, ci siamo divertiti, ci siamo sentiti più vicini a loro. E abbiamo in mente a scuola e nel quartiere tante iniziative per ricordarle». Lui è andato a trovare i genitori: «È stato toccante parlare con loro, sono forti, ma ancora non possono aver realizzato». Anche lui ha lo sguardo confuso e tenero di chi deve metabolizzare. E comunque sull'altare chi celebra la messa non fa giri di parole, come pure accadde al funerale: «Amici, genitori, siamo tutti messi a dura prova nella nostra fede, che oggi sembra «una mano paralizzata» cita il passo del Vangelo appena letto. «Tutti siamo un po' atei in questo momento. Si fatica a credere in un Dio che non ha potuto fare nulla, come ha detto la mamma di Camilla, un angelo custode non poteva prendere per mano le ragazze e far sì che non passassero di là?». Ma cita il Paradiso, «che esiste, lo sappiamo tutti» e invita a pregare perché Gaia e Camilla ci arrivino. Incoraggia: «Quello che state vivendo lo ha vissuto Gesù Cristo in croce, anche lui ha vacillato». Stringe e ringrazia in lacrime i giovani amici della figlia la mamma di Camilla, «è durata così poco la sua vita, non ho avuto il tempo di salutarla», il papà è più in disparte: «Vivo di presente, non ricordo, non vedo la tv, non voglio sapere niente. Non guardo le sue foto. So benissimo come è la mia Camilla».
È stata affidato alla polizia postale l'incarico per stabilire se Pietro Genovese, al momento dell'incidente, stesse parlando al telefono. Il procuratore aggiunto Nunzia D'Elia e il pm Roberto Felici hanno disposto in questi giorni la perizia sul cellulare del ventenne, ai domiciliari con l'ipotesi di omicidio stradale aggravato. Al vaglio anche il punto esatto della tragedia.
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Il Messaggero