La comunità cinese di Roma ha avviato un auto monitoraggio sul coronavirus via chat. Attraverso l'applicazione WeChat si tengono informati se qualcuno è...
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«Abbiamo chat con diversi gruppi di almeno 500 persone, fanno tutti parte della comunità cinese a Roma e in Italia. Ed è anche all'interno di queste chat che avvengono i controlli, o meglio gli auto-controlli. Se veniamo a sapere che uno di noi è stato in Cina, controlliamo che rispetti la quarantena. Se questo esce di casa e noi lo veniamo a sapere, parte una sorta di 'bombardamentò a forza di centinaia di messaggi. Insomma, i primi a controllare che tutti rispettino le regole siamo proprio noi».
A parlare è Angela, nome italiano di una imprenditrice cinese che gestisce un grande supermarket in zona Ostiense. «WeChat (la chat più utilizzata in Cina) è incandescente - spiega, mentre le arrivano altre decine di messaggi - Siamo ovviamente molto attenti a quanto sta accadendo, ma la prima tutela, ripeto, parte da noi».
Intanto la preoccupazione tra i commercianti cinesi per le ripercussioni della paura innescata dal virus è alta. «Nelle ultime tre domeniche siamo rimasti chiusi per la prima volta da quando abbiamo il negozio. I clienti sono diminuiti drasticamente e non avrebbe senso aprire la domenica. Ad entrare meno qui sono soprattutto gli anziani, mentre i giovani, forse perchè più informati, non hanno paura e continuano a comprare da noi». Così il gestore cinese del negozio di casalinghi di via Aurelia 399 racconta il suo mese di gennaio, alle prese col Coronavirus. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero