Nell’estate sbarazzina e post lockdown è ancora più in voga un abitudine estiva: far prendere aria di mare ai libri. Vocabolari, sussidiari, quaderni vengono...
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E così zaini pesantissimi attraversano lo Stivale, stavolta si godono la brezza del Gargano, nessuno li tocca, ma come la coperta di Linus passano l’estate assieme ai proprietari. Indivisibili, salvo il fatto che, complice questo strano orribile inverno, i ragazzi hanno completamente perso l’abitudine allo studio. Se i genitori vogliono che tornino in classe, e non si parla d’altro tra adulti, non è perché se li vogliono togliere dai piedi o non sanno dove piazzarli. Piuttosto, perché una generazione di ciuchini non ce la possiamo permettere. Come loro non si possono permettere una vita in vacanza. Con i libri sempre dietro, certo, dedicandogli saltuarimente una mezz’ora al pomeriggio, un’altra prima di uscire. È ora che suonino la sveglia all’alba e finalmente anche la campanella. Speriamo. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero