Roma, Columbus, primi posti a fine mese. «Daremo assistenza a 139 pazienti»

Tecnici al lavoro per predisporre i locali della Columbus
Trenta giorni a partire da venerdì scorso per avviare il presidio specializzato del Columbus e garantire una maggiore risposta all’emergenza del coronavirus. Con...

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Trenta giorni a partire da venerdì scorso per avviare il presidio specializzato del Columbus e garantire una maggiore risposta all’emergenza del coronavirus. Con l’impegno di arrivare, già nelle prossime due settimane, a offrire i primi posti in Terapia intensiva. Lo sforzo è ingente - anche in termini economici perché si supereranno i 5 milioni di euro tra attrezzature, lavori e personale - ma non manca la volontà e la Fondazione policlinico universitario Agostino Gemelli è già a lavoro per reperire le attrezzature tecnologiche e mediche, i professionisti e il personale qualificato per avviare l’attività nel cosiddetto “Covid-hospital 2” al fine di supportare e affiancare l’istituto nazionale malattie infettive Lazzaro Spallanzani. Attualmente «Il Columbus - spiega il professor Rocco Bellantone, responsabile del progetto e direttore del governo clinico del policlinico Gemelli nonché preside della Facoltà di Medicina della Cattolica - è un ospedale a tutti gli effetti che assiste 250 pazienti ricoverati in vari reparti: da Chirurgia a Ortopedia». 

 

Nelle prossime settimane si lavorerà per «Garantire il più alto numero di dimissioni al fine di liberare la struttura». Ovviamente «Partiamo da una realtà consolidata ma dovremo lavorare per trasformare le stanze doppie in posti singoli e garantire le accoglienze al secondo e terzo piano della struttura». Ma non è solo una questione di lavoro tecnico, con l’acquisto di particolari attrezzature mediche (a partire dai ventilatori meccanici), perché bisognerà reperire anche infermieri e medici, soprattutto anestesisti/rianimatori, pneumologi e infettivologi. Gli altri medici oggi in servizio al Columbus saranno ricollocati al Gemelli perché nel nuovo Covid-hospital ci saranno per l’appunto tre specifici reparti. In tutto saranno attrezzati 80 posti letto singoli per le degenze ordinarie che disporranno di 20 medici, 65 infermieri e 22 operatori socio sanitari oltre ai 59 posti per la Terapia intensiva che vedranno l’impiego di 48 anestesisti/rianimatori e 180 infermieri. I medici saranno reperiti «anche tra gli specializzandi del quarto e quinto anno delle scuole di Medicina - prosegue ancora Bellantone - Giovani validi perché già inseriti nella formazione attiva in un contesto ospedaliero come quello del Gemelli con 1.500 posti letto». Il Columbus non avrà il pronto soccorso, il triage resterà in un’area già attiva del Gemelli. I pazienti, provenienti anche da altri ospedali, saranno accolti in una zona riservata all’accettazione dove lavoreranno 12 infermieri e 6 operatori socio sanitari. «È una sfida importante - conclude Bellantone - per il Gemelli che, come ospedale no profit, ha una funzione pubblica che viene ampiamente assicurata». Dello stesso parere anche il presidente della fondazione Gemelli Giovanni Raimondi che ha espresso l’apprezzamento nei confronti di Intesa San Paolo dopo che l’istituto ha destinato 100 milioni di euro per le cure e gli ospedali impegnati nella lotta del Covid: «Un alleanza pubblico-privato di grande valore». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero