Roma, la capitale e il cibo sprecato: 29mila tonnellate ogni anno

La Capitale e il cibo sprecato: 29mila tonnellate ogni anno
In tutto il paese se ne vanno al macero ogni anno 400 mila tonnellate di cibo. A Roma, 29 mila tonnellate. Il cibo diventa rifiuto, e allora lo slogan i rifiuti sono risorse di...

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In tutto il paese se ne vanno al macero ogni anno 400 mila tonnellate di cibo. A Roma, 29 mila tonnellate. Il cibo diventa rifiuto, e allora lo slogan i rifiuti sono risorse di fronte a uno spreco così, suona sinistro. È anche per questo che l'associazione Terra! e i ricercatori di Lands oggi, Giornata mondiale dell'alimentazione, proporranno una food politicy per Roma, una politica del cibo volta alla sostenibilità. I dati su cosa e come si mangia nella Capitale d'altronde svelano luci e ombre. Il 40% del cibo che arriva proviene dal Sud Italia, il 20% dal Nord, il 15% dall'estero e un buon 25% direttamente dall'Agro romano e dalle campagne laziali. L'agricoltura nel Lazio è un comparto ancora molto maschile, dove la scolarizzazione è medio-bassa e l'età avanzata, la digitalizzazione non raggiunge il 20%. In base allo studio che sarà presentato oggi si nota che crescono però le esperienze di agricoltura sociale e biologica, anche se si stima non arrivano al 5% del totale.


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LA RICERCA
Nonostante questo il made in Lazio rappresenta una quota del 68% sulla bilancia agroalimentare complessiva della regione e una quota di circa il 2,6% sul totale del made in Italy. Inoltre la nostra regione vanta 27 prodotti agroalimentari riconosciuti a indicazione geografica e 36 vini tra DOC, IGT e DOCG. Quanti di questi gioielli enogastronomici finiscono nel nostro piatto? Le nuove abitudini più diffuse sono l'acquisto al mercato o attraverso gruppi organizzati. Perché anche a Roma la sensibilità sulla genuinità di quel che si porta a tavola è cresciuta. Esempio: la Capitale è prima in Italia per negozi specializzati in alimenti biologici in cui però non è sempre garantito il km zero. La filiera corta non è sempre presente nemmeno nei 127 mercati rionali capitolini, che ospitano circa 2.500 operatori dell'agroalimentare su quasi 5.000 postazioni. Qui però sono solo un centinaio gli agricoltori che fanno vendita diretta. Nella ricerca si sottolinea la mancanza di misure per la promozione del cibo di qualità. Per questo anche i romani cercano sempre più i mercati contadini o aderiscono a piattaforme come Zolle o a uno dei 55 gruppi di acquisto presenti in città.

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LA RICHIESTA

Ma è sulla qualità degli alimenti che fa perno la ricerca promossa da Terra! e la richiesta che verrà formalizzata oggi di istituire un Consiglio del cibo. La qualità del cibo è un problema sentito dalle famiglie preoccupate per il livello delle mense scolastiche. Questo è un settore centrale. Basti pensare che un bando triennale per la refezione scolastica vale da solo 350 milioni di euro. E i numeri parlano chiaro: Roma offre ogni giorno il servizio di ristorazione a circa 144 mila bambini. In dieci anni sono stati serviti quasi 139 milioni di pasti. Da dove arrivava il cibo? L'ultimo bando aveva dei criteri di filiera corta ma è stato sospeso. «Oggi la metà della popolazione mondiale vive nei grandi centri urbani, ma nel 2050 questo numero salirà a due terzi dichiara Fabio Ciconte, direttore dell'associazione Terra! Gli enti locali devono attrezzarsi per affrontare queste nuove bocche da sfamare, e devono farlo con una politica del cibo sostenibile». Altrimenti? Il nodo rimarrebbero quelle 29 mila tonnellate di cibo sprecato, il 40% costituito da prodotti ortofrutticoli. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero