Le donne sono quelle che chattano di più sui social. Per strada, in metro, ovunque. @sovrappeso Ma che brutta...
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Ma che brutta fine, che vergogna, vedere donne belle, eleganti e all’apparenza sveglie andare a sbattere contro un cartellone stradale, inciampare in vasoni di coccio, fioriere, in una lastra di marmo che circonda una fontana. Tutte svampite? No intente a scrivere, quel messaggio che più scemo non c’è, quella chiosa che altrimenti resta in sospeso. Il popolo a testa a bassa comincia a dare sonore capocciate. Non è più sempre colpa del sampietrino divora tacchi, del marciapiede dissestato, della buca in agguato. Se una cammina guardando fissa lo smartphone è chiaro che prima o poi vada a sbattere contro un palo, inciampi rovinosamente in un cartello, un masso, uno scalone... C’è chi inchioda in tempo, chi pretende di chattare perché sta sulle strisce pedonali, chi quella battuta deve scriverla e poi inviarla proprio mentre guida e si vede da come ciondola l’auto un po’ di qua e un po’ di là. Gli hooligans della strada portano la cintura in macchina e perciò si sentono autorizzati a trafficare con il telefonino, oppure camminano sfilando in centro ma poi caracollano e si schiantano a terra come personaggi di un cartone animato. Più pericoli del popolo che camminava gesticolando, parlando da solo. A far più paura di tutte però è un’altra specie: i ragazzini con le cuffiette. Già vivono in un mondo tutto loro senza bisogno di auricolari. Vagano, volteggiano sicuri, incoscienti per le strade, la musica in testa, gli amici da raggiungere, hanno i riflessi ritardati di chi è preso da altro, non sentono clacson, rumori, non avvertono più pericoli. Non ricevono impulsi dall’esterno, sono quelli che se la rischiano di più.
raffaella.troili@ilmessaggero.it Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero