Concussione a Cerveteri, assolti gli ex sindaci Lamberto Ramazzotti e Gino Ciogli

A sinistra l'ex sindaco di Cerveteri Gino Ciogli
Due assoluzioni con formula piena e due prescrizioni nel processo sulla tentata concussione a Cerveteri. Per il Collegio giudicante di Civitavecchia, presieduto da Antonella...

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Due assoluzioni con formula piena e due prescrizioni nel processo sulla tentata concussione a Cerveteri. Per il Collegio giudicante di Civitavecchia, presieduto da Antonella Capri, il fatto non sussiste per Lamberto Ramazzotti, consigliere comunale ed ex sindaco dal 1993 al 1997 e per Franco Granata, ex dirigente all’Urbanistica, imputato per falso in atto pubblico. Differente il verdetto per Gino Ciogli, alla guida del comune etrusco dal 2008 al 2011, e per Antonio Galosi, ex consigliere comunale: la Corte ha stabilito la «prescrizione». Erano finiti a processo per tentata concussione. L’inchiesta partì 8 anni fa, dopo l’esposto dei fratelli Tidu, che poco prima avevano avanzato in Comune la richiesta per un permesso edilizio a Passo di Palo. La magistratura aveva ipotizzato che il piano si sarebbe sbloccato solo in cambio di una tangente.

A febbraio 2014, il gup accolse le richieste, rinviando tutti a giudizio. Fino all’epilogo dell’altra sera. «La verità è venuta a galla - si sfoga Ramazzotti - Un pm serio, giudici onesti e preparati ma soprattutto il mio avvocato Fabrizio Lungarini che ha smontato le calunnie e la trama politica che c’era dietro. Oggi torno a credere nella giustizia, nessuno potrà restituirmi le sofferenze. Quelli che hanno partecipato a dire il falso solo per farmi male, pagheranno in sede penale e civile». Arriva il commento anche di Gino Ciogli: «Sono indignato, a fine febbraio verrà pubblicata la sentenza e assieme al mio avvocato decideremo il da farsi». Sulla questione interviene Antonio Pizzuti, legale di Granata: «Il mio assistito ne ha risentito. Sin dall’inizio era emerso che fosse estraneo ai fatti e all’oscuro di tutto perché aveva emesso solo un parere tecnico. Non era neanche da portare a processo. Tuttavia, siamo soddisfatti e con noi anche la collega Claudia Trippanera». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero