Casamonica, il parroco di quartiere disse no alle esequie-show

Casamonica, il parroco di quartiere disse no alle esequie-show
C'è un prete che aveva detto no ai funerali di Vittorio Casamonica, il capoclan che ha fatto l'ultimo viaggio come stesse su un set cinematografico. Un prete che non...

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C'è un prete che aveva detto no ai funerali di Vittorio Casamonica, il capoclan che ha fatto l'ultimo viaggio come stesse su un set cinematografico. Un prete che non aveva dato il nulla osta, che ha negato l'uso della sua chiesa. È il sacerdote della parrocchia nel cui territorio c'è la sfarzosa abitazione di Casamonica. Dopo il suo no, il clan ha ripiegato sull'altra chiesa, quella di don Bosco, ora finita al centro della bufera, grazie alla disponsabilità del parroco, un salesiano, don Giancarlo Manieri. Il particolare è emerso in queste ore ed è oggetto degli accertamenti della polizia. Sui funerali show di Vittorio Casamonica è infatti scattata un'inchiesta e la Procura di Roma attende a stretto giro un primo rapporto; la pratica è nelle mani della Mobile.










LE NOVITÀ

Il quadro degli eventi dunque potrebbe cambiare, arricchendosi di particolari che consentiranno di chiarire meglio le responsabilità, all'interno della Chiesa ma anche fuori. Quindi si potrebbe capire chi veramente non ha fatto che cosa e perché ora nessuno ammette di essere stato a conoscenza degli avvenimenti. La residenza di Vittorio Casamonica è in via Roccabernarda, periferia di Roma, oltre il raccordo anulare, tra Tuscolana e Anagnina. Secondo il diritto canonico, il funerale va celebrato nella propria parrocchia (come per battesimi, cresime, comunioni e matrimoni) a meno di particolari deroghe su richiesta motivata. Il funerale del capoclan doveva dunque essere celebrato nella chiesa parrocchiale di San Girolamo Emiliani che è in via Bellico Calpurnio, più o meno a cinquecento metri da casa del defunto. Un isolato più in là. Perché ciò non è avvenuto?



LA RICOSTRUZIONE



I parenti del defunto sono andati in chiesa a chiedere che si celebrasse il funerale o hanno completamente bypassato il parroco? È su quest'aspetto che sono concentrate le indagini della Squadra Mobile. Gli accertamenti finora svolti sembrano essere già giunti ad un primo punto fermo: morto il capoclan, i Casamonica si sono recati nella chiesa di San Girolamo Emiliani e hanno parlato con il parroco, o si sono rivolti ad una seconda persona che ha fatto da messaggero. Ci sarebbe stata anche una discussione, il parroco si sarebbe informato sulle modalità del funerale ben conoscendo l'identità del morto. Quando ha capito che la cerimonia si sarebbe trasformata in una manifestazione muscolosa di potere, ha detto no. Non ha dato il suo consenso allo svolgimento del pio rito. Non sappiamo se la decisione sia stata accettata malvolentieri. Sta di fatto che i Casamonica non si sono persi d'animo e hanno deciso di puntare altrove. Perché proprio sulla chiesa di don Bosco, al Tuscolano? Qual era il loro collegamento? Ed è solo un caso che quella chiesa sia la stessa dei funerali di Enrico De Pedis, detto Renatino, esponente importante della Banda della Magliana, soggetto centrale di quel mondo a metà, di quel crogiuolo di affari, imbrogli e connivenze tra la Chiesa e la politica? Il cambio di location ha consentito ai Casamonica di ostentare ancor meglio la propria potenza: il corteo funebre ha percorso diversi chilometri, entrando all'interno del raccordo anulare e percorrendo le maggiori arterie del Tuscolano.



NESSUNA IMPROVVISAZIONE



Non è stata un'iniziativa improvvisata, ne erano a conoscenza in molti. Il titolare delle pompe funebri napoletane che hanno fornito la grande carrozza per il traino a otto ha spiegato che, una volta arrivato a Roma, è stato scortato dai vigili urbani. Altro che semplice attività di controllo stradale, come cercano di giustificarsi i caschi bianchi: una scorta vera e propria, fin da casa del defunto in via Roccabernarda.


Quindi una scorta concordata, una «complicità» evidente. Anche su questo aspetto sta indagando la Squadra Mobile. C'è la necessità di chiarire diversi punti e di capire perché il parroco del grande no è stato zitto e non ha messo in allarme il collega salesiano. O, se l'ha fatto, in che modo l'ha fatto e quale messaggio ha trasmesso. Ovviamente senza mai preoccuparsi di mettere sul chi va là le forze dell'ordine. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero