Raid Casamonica, il gip: «Hanno ostentato atteggiamenti tipici mafiosi»

Raid Casamonica, il gip: «Hanno ostentato atteggiamenti tipici mafiosi»
«Hanno ostentato, in maniera evidente e provocatoria, una condotta idonea ad esercitare sui soggetti passivi quella particolare coartazione e quella conseguente...

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«Hanno ostentato, in maniera evidente e provocatoria, una condotta idonea ad esercitare sui soggetti passivi quella particolare coartazione e quella conseguente intimidazione proprie delle organizzazioni mafiose. Tra l'altro compiendo l'azione in un luogo aperto al pubblico, davanti a numerosi testimoni e in modo da riaffermare ostentatamente il proprio potere nel quartiere Romanina, dove si trovava il bar». È quanto scrive il gip Simonetta Corleo nell'ordinanza di custodia cautelare  che, su richiesta del procuratore aggiunto Michele prestipino e del pm Giovanni Musarò, ha disposto l'arresto di Alfredo Di Silvio, Antonio Casamonica e Vincenzo Di Silvio, contestandogli l'associazione mafiosa oltre all'aggravante del favoreggiamento alla mafia per i fatti avvenuti lo scorso 1 aprile nel bar di via Barzilai. Quanto ad Enrico Di Silvio, nonno di Alfredo e Vincenzo, arrestato per minacce per avere tentato di costringere Marian e Roxana Roman a non sporgere denuncia, l'aggravante mafiosa per il gip è consistita anche nel fatto di avere «lasciato intendere alle persone offese che, se non avessero aderito alla sua richiesta, si sarebbero dovute scontrare con il clan Casamonica/Di Silvio, notoriamente operante nella zona in cui si trovava il Roxy bar, di proprietà dei coniugi Roman».


La vicenda è subito stata inquadrata in un contesto di criminalità organizzata, tanto che gli accertamenti e l'identificazione sono stati affidati alla squadra Mobile e allo Sco e coordinati dalla Dda. A fronte di un quadro di enorme gravità la procura ha ritenuto di ottenere un'ordinanza di custodia cautelare dal gip, firmata in tempi record, piuttosto che procedere con un fermo.


Il gip riporta anche un frammento delle dichiarazioni della donna invalida picchiata con calci e pugni: «Pensavo di morire in quanto non riuscivo a respirare e a divincolarmi e i numerosi presenti all'interno del locale non sono intervenuti per fermare questa aggressione così efferata. Ribadisco che, nonostante fossi l'unica donna presente nel locale, gli altri avventori non sono intervenuti in mia difesa per paura di ritorsioni nei loro co nfronti». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero