Roma, uccisa dal cancello di un cantiere all'Eur, a giudizio cinque responsabili della ditta

Roma, uccisa dal cancello di un cantiere all'Eur, a giudizio cinque responsabili della ditta
Un piano sicurezza del cantiere non adeguato. E il giallo del cancello che sarebbe dovuto restare chiuso, e invece veniva aperto, dopo essere stato riparato in fretta con una...

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Un piano sicurezza del cantiere non adeguato. E il giallo del cancello che sarebbe dovuto restare chiuso, e invece veniva aperto, dopo essere stato riparato in fretta con una saldatura sbagliata. Si profila un processo per omicidio colposo sul caso della cancellata del cantiere delle ex Torri del ministero delle Finanze all'Eur che nello scorso ottobre, uscendo dai binari all'improvviso, travolse una casalinga di 66 anni che camminava con le buste della spesa. La procura, che ha avuto sempre nel mirino delle indagini la ditta Varian incaricata di smantellare i due palazzi, ha chiesto il rinvio a giudizio per cinque indagati che ruotano attorno alla società: Francesco Angelelli, responsabile legale, e Franco Carioti il capocantiere, ed ancora il coordinatore della sicurezza di una ditta sub appaltatrice, Mauro Angeletti, e l'operaio della Varian a cui era stato assegnato il compito di aprire e chiudere il cancello, Ayoub Maataoui. Ma anche per un tecnico esterno, un saldatore, Giuseppe Zacardo, incaricato proprio dalla società edile di riparare tre cancelli di accesso alle Torri, ma non il quarto, sul lato di viale America, che uscendo dai binari si è schiantato sulla signora Isabella Monti, rimasta schiacciata davanti alla figlia.

IL RIMPALLO

Da qui le due verità. La ditta sostiene che il fabbro avrebbe eseguito anche quel lavoro, il saldatore afferma il contrario. Il caso ora sarà posto davanti al giudice delle indagini preliminari. Il fabbro si difende spiegando di non aver mai eseguito lavori su quella cancellata, ma come da contratto (esibito in procura dal suo legale, l'avvocato Antonio Lazzara) solo sugli altri tre enormi cancelli.«Quel cancello doveva restare chiuso. Non ho mai avuto incarichi di intervento», ha specificato. Il sostituto procuratore Carla Canaia, intanto, ha tratto le sue conclusioni contestando le responsabilità maggiori per Angelelli, il responsabile legale della Varian, «colpevole» di non aver messo a punto un piano sicurezza e di aver affidato la manutenzione del cancello a un tecnico non esperto. A stabilire l'errore nella riparazione della cancellata, una perizia disposta dal magistrato. I binari che avrebbero dovuto tenere l'inferriata, saldati alla meglio, non avrebbero retto il peso. Tanto che il consulente della procura, l'ingegnere Lucio Pinchera, esperto in sistemi di sicurezza, nelle sue conclusioni aveva specificato che Zacardo (il saldatore) era una «figura artigianale non specializzata nel campo e dunque non abilitato alla verifica della sicurezza di un cancello modificato». Il perito aveva inoltre aggiunto che «pur censurabile l'operato del soggetto che ha eseguito il lavoro non si configura come il nesso di causa diretto con l'evento». «La causalità - aveva specificato - torna a circoscriversi su chi ha delegato un soggetto non specializzato ad operare in autonomia su attrezzatura modificata che richiedeva un ben diverso piano strutturato di ripristino». La circostanza che l'operaio non avrebbe mai riparato il cancello sarebbe smentita dalle indagini difensive svolte tra gli altri dall'avvocato Luca Maori per conto del titolare della ditta appaltatrice, grazie alle testimonianze di alcuni operai, la cui attendibilità è ora al vaglio della procura.
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Il Messaggero