River, Raggi ferma le ruspe. Sui rom tensione con Salvini

River, Raggi ferma le ruspe. Sui rom tensione con Salvini
Il faccia a faccia Salvini-Raggi è in programma tra 24 ore, ma la giunta grillina è pronta a fermare le ruspe sulla Tiberina. La baraccopoli del Camping River, che...

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Il faccia a faccia Salvini-Raggi è in programma tra 24 ore, ma la giunta grillina è pronta a fermare le ruspe sulla Tiberina. La baraccopoli del Camping River, che avrebbe dovuto essere smantellata a ore, «di sicuro non sarà chiusa prima del vertice al Viminale», spiegavano ieri dal Campidoglio. Il blitz scenografico, insomma, dopo una sequela di annunci e rinvii, non ci sarà. La sindaca di Roma arriverà al ministero dell'Interno con la sua ricetta dei «rimpatri volontari», strategia che per ora ha fatto rientrare in Romania 14 nomadi, altri 5 hanno già accettato, altri ancora stanno prenotando un appuntamento con gli uffici del Comune per aderire alla formula, che funziona così: 3 mila euro l'anno di contributo comunale, pagati mese per mese, con l'impegno a non tornare stabilmente nella Capitale altrimenti il rubinetto dei fondi pubblici si chiude.


L'aria che tira alla vigilia del vertice Campidoglio-Viminale non è delle più serene. Salvini, da leader leghista, è il fautore della ruspa, mentre Raggi è convinta di avere tracciato una «terza via» pentastellata, a metà strada tra gli sgomberi da duri-e-puri e il «buonismo» della sinistra. Le frizioni, in questi ultimi giorni, non sono mancate. Anche ieri Salvini ne ha dato un assaggio: «Vedrò il sindaco Raggi - ha detto - perché a Roma la situazione sui rom è un casino totale, con migliaia di presenze: il mio obiettivo è arrivare a zero campi rom, con le buone maniere, educatamente, rispettosamente, ma arrivare a quota zero». Il vicepremier ha riaccennato al censimento: «Ho proposto di fare un controllo sulle presenze e mi hanno dato del nazista. Ma possono esserci anche finlandesi nei campi rom, vado a controllare chi c'è, possono essere italiani, romeni, slavi, extracomunitari, e l'obiettivo è arrivare a una chiusura progressiva».

Raggi ieri non ha voluto ribattere al ministro. Lo aveva fatto qualche giorno fa, del resto, sostenendo che la formula dei rimpatri «fa risparmiare l'amministrazione pubblica», perché le baraccopoli costano 25 milioni di euro.
La sindaca è stata in Romania nel fine settimana e ha testato da vicino l'efficacia del piano. La trasferta a Craiova, 200 chilometri da Bucarest, ha permesso all'inquilina di Palazzo Senatorio di incontrare associazioni e istituzioni del posto. L'amministrazione di Craiova per esempio ha messo sul piatto 170 terreni che potrebbero essere affidati a chi lascia il River: lì, è stato spiegato, potrebbero autocostruirsi una casa. Nelle prossime settimane l'Ufficio Rom prenderà contatti anche con le istituzioni di Cluj, l'altra città romena da cui provengono gli abitanti del River, ormai sotto sfratto.


Certo la missione non è facile. Alcuni operatori sociali del campo sulla Tiberina sarebbero stati minacciati. La tensione resta alta. Anche per questo, dopo avere annunciato un'azione «entro 48 ore», ultimatum scaduto da giorni, il Campidoglio ha schiacciato sul freno.

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Il Messaggero