Camilla Marianera, inchiesta sulla talpa in tribunale: il pm chiede la condanna a 6 anni

Sono stati chiesti gli arresti domiciliari

Camilla Marianera, inchiesta sulla talpa in tribunale: il pm chiede la condanna a 6 anni
Sei anni e mezzo di carcere: è quanto ha chiesto l'accusa per condannare Camilla Marianera. La Procura di Roma ha formulato la richiesta di condanna per la...

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Sei anni e mezzo di carcere: è quanto ha chiesto l'accusa per condannare Camilla MarianeraLa Procura di Roma ha formulato la richiesta di condanna per la praticante avvocato accusata di corruzione in atti giudiziari per avere ottenuto tangenti in cambio di notizie coperte da segreto istruttorio.

Camilla Marianera, chiesta condanna a sei anni e mezzo

Il procuratore aggiunto Paolo Ielo al termine della requisitoria ha sollecitato inoltre l'invio degli atti per falsa testimonianza in relazione alla deposizione in aula del titolare di uno studio dentistico romano che, secondo l'accusa, avrebbe fornito un finto alibi.

La procura ha inoltre chiesto l'attenuazione della misura cautelare in carcere con gli arresti domiciliari.

Il 15 marzo scorso il suo compagno, Jacopo De Vivo, è stato condannato in abbreviato per la stessa accusa a 5 anni di carcere.

Secondo l'atto d'accusa dei pm, dal 2021 al dicembre 2022, i due «erogavano utilità economiche a un pubblico ufficiale allo stato ignoto, appartenente agli uffici giudiziari di Roma e addetto all'ufficio intercettazioni, perché ponesse in essere atti contrari ai doveri del suo ufficio, consistenti nel rilevare l'esistenza di procedimenti penali coperti dal segreto, l'esistenza di intercettazioni telefoniche, ambientali e telematiche, atti remunerati mediamente nella misura di 300 euro a richiesta».

Nella requisitoria oggi in aula, il procuratore aggiunto Paolo Ielo ha sottolineato come in «questo processo è stato costruito un alibi falso mentre Marianera era in carcere, un fatto che dimostra che attorno all'imputata c'è una rete di solidarietà criminale».

Ielo ha evidenziato anche il punto relativo al "bollino rosso", una caratteristica in uso solo nella sala intercettazioni della Procura di Roma e conosciuto solo dalle persone interne a quell'ufficio, che indicava la fine di intercettazioni o di servizi di osservazione. «Questo bollino rosso è l'impronta digitale - ha sottolineato Ielo in aula - che ci consente di dire che le è stato riferito da un pubblico ufficiale che era nella sala intercettazioni».

 

 

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Il Messaggero