Il selfie conquista le cabine fototessera: ora stampi le foto anche da smartphone

Una cabina fototessera
Il selfie prima del selfie è un rettangolino che ci accompagna per tutta la vita. Sul passaporto, sulla carta d’identità, sulla patente. Una piccola foto per...

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Il selfie prima del selfie è un rettangolino che ci accompagna per tutta la vita. Sul passaporto, sulla carta d’identità, sulla patente. Una piccola foto per la quale spesso ci si prepara, trucco, capelli e sorriso, perché resterà con noi tantissimi anni. Fino alla scadenza del documento. Ma da oggi tutto cambia: le cabine per fototessera, pezzi di storia del nostro Paese che dagli anni ’60 (la prima nacque a Galleria Sordi nel 1962 per mano di Dan David) fotografano le facce degli italiani e sono ormai parte integrante della nostra geografia urbana, diventano punti di stampa universale. E danno il via a una vera e propria rivoluzione tecnologica. 

 

L’IDEA
Dedem Spa, l’azienda che produce ad Ariccia e gestisce le cabine per fototessera di tutta Italia scattando ogni anno oltre 10 milioni di foto, lancia ImpressMe. Una rivoluzionaria app che da domani renderà possibile stampare con un semplice click tutte le foto salvate su tablet e telefonini in qualsiasi cabina per fototessera: un modo per trattenere i nostri ricordi, materializzandoli ovunque.

«Oggi — spiega Riccardo Rizzi, presidente del gruppo Dedem — si fanno centinaia di fotografie in più rispetto alle canoniche 30 dei vecchi rullini, anche se la maggior parte, se non tutte, rimangono sul cellulare o sul tablet. Per questo abbiamo pensato che fosse un’esigenza e un piacere avere la possibilità di svilupparle in formato cartaceo, in modo semplicissimo». Un software innovativo che in qualche modo strizza l’occhio al passato e in un mondo sempre più digitale offre un tributo alla carta, una app che avrà un impatto forte sulle nostre abitudini quotidiane, un modo per tornare a rendere fisico l’immateriale delle centinaia di foto che scattiamo con gli smartphone. Per festeggiare ImpressMe, Dedem Spa organizza - domani dalle ore 15 all’Ara Pacis - una giornata di studi dedicata al “selfie prima del selfie”, un convegno dal titolo “La fototessera. L’automatismo fotografico prima del selfie”, un omaggio corale alla storia della cabina per fototessera, ma anche all’istinto ad autoritrarsi già un secolo prima del selfie-boom.

L’attore e regista Paolo Ruffini, anche lui sedotto dal carisma della cabina, parteciperà con un monologo sul valore della fotografia. «Ho sempre pensato che quella cabina fosse una sorta di scatola magica. E questo ultimo stratagemma è in effetti una magia vera e propria: affidargli i nostri ricordi perché ce li restituisca materializzati. Adesso di foto ne scattiamo milioni ma quel flusso di frammenti digitali che riempiono i nostri smartphone, senza un album che li conservi e che si possa toccare, va a finire nel dimenticatoio».


L’universo delle fototessere è così esteso che abbraccia anche il mondo dell’arte. Si vede, ad esempio, nella trama de Il Favoloso Mondo di Amélie. Come Amélie incontra per la prima volta Nino che raccoglie scarti di fotografie gettati sotto la macchinetta delle fototessere nella stazione metro di Abesses di Parigi, e di come poi gli manda messaggi in forma di fototessera, attirandolo a farsi avanti per recuperare il suo album pieno di foto strappate. 


ANDY WARHOL

Come Nino, anche Andy Warhol fece il suo album di fototessere. “Andy Warhol Photobooth Pictures” fu pubblicato nel 1989 dalla Robert Miller Gallery di New York per accompagnare un’esposizione delle strisce fotografiche. Più recentemente, anche il direttore creativo di Chanel, Karl Lagerfeld, ha dichiarato il suo amore per le macchine istantanee. Le fototessere hanno avuto un posto di rilievo nella campagna autunno-inverno 2011 interpretata da Freja Beha Erichsen Lagerfeld. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero