Tivoli, si rompe l'autobus in salita. Ecco cosa succede ai passeggeri

Tivoli, si rompe l'autobus in salita. Ecco cosa succede ai passeggeri
Chissà se li avevano avvisati che nel prezzo del biglietto era prevista anche la spinta del bus. A vederli in foto non si direbbe proprio, vista l’enorme  fatica...

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Chissà se li avevano avvisati che nel prezzo del biglietto era prevista anche la spinta del bus. A vederli in foto non si direbbe proprio, vista l’enorme  fatica per spostare in salita il bisonte del Cotral, crollato sotto il primo caldo della stagione. E così i passeggeri della linea Genazzano-Tivoli, l’altro ieri mattina mentre si trovavano a percorrere l’ultimo chilometro della tratta, all’improvviso si sono trovati a spingere la corriera, rimasta bloccata da un guasto al sistema dell’alimentazione. Una scena surreale che ha fatto il giro dei social e che ancora una volta ha messo in evidenza la vetustà dei mezzi dell’azienda regionale dei trasporti. Ma non è stato facile far muovere il bus, anzi. Il mezzo, infatti, si è bloccato in via dell’Acquaregna, una strada in salita molto stretta e con un unico senso di marcia.


Per evitare la paralisi del traffico della zona, gli utenti e i passanti sono dovuti scendere di corsa e cominciare a spingere in avanti il mezzo per farlo uscire dalla strettoia in cui aveva smesso di camminare. Solo dopo una decina di minuti di sforzo infernale, l’autista è riuscito a parcheggiare la corriera in un tratto di strada più largo e consentire poi l’arrivo di un carro attrezzi. I passeggeri, invece, stremati dalla fatica, hanno raggiunto il capolinea di via Empolitana a piedi e poi hanno proseguito il tragitto con un'altra linea. Quello di sabato mattina è solo l’ultimo disservizio per il consorzio regionale del Lazio, costretto a lavorare con autobus vecchi di almeno 10 anni. Eppure l’azienda del trasporto pubblico è in attesa di una nuova fornitura di mezzi che dovrebbe rinnovare l’intero parco vetture a breve. Ma la consegna delle nuove corriere è stata bloccata da un ricorso al Tar, da parte della ditta che è arrivata seconda nella gara d’appalto. Ancora una volta la burocrazia ci mette lo zampino e a rimetterci sono sempre gli utenti. E in questo caso, oltre al danno, anche la beffa di dover spingere l’autobus in salita. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero