Non è una facciata, ma l’autobiografia di una città, per non dire di una nazione. Tutti i giorni vi passano davanti, in ambo i sensi di marcia, la sindaca...
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Un effetto-Sarajevo che dura tuttora, souvenir per quei turisti attenti che alzano il capo e si domandano: una bomba? Ancora più caso, ma che mestizia, sono le insegne della profumeria “Mr Muzio”. Le lettere sono tutte sgangherate, quasi saltate, come in certi saloon crivellati del far-west. Il cartello in acciaio poi, che prima dell’8 maggio conteneva una scritta verde, ora è vuoto del colore della ruggine bruciata.
Dalla profumeria ieri aprivano le braccia: «Boh, non si sa niente». E tutto è destinato a rimanere così. Sospeso e sciatto. Trasandato. Chi paga? Non si sa. Finito lo choc emotivo, rimane questo nuovo colore “fumo di Roma”, quello della noncuranza che sui social trova poco spazio. Ma a volte basterebbe alzare la testa, no? Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero