L’autobus Atac e il “fumo di Roma”, la facciata che racconta una città

L’autobus Atac e il “fumo di Roma”, la facciata che racconta una città
Non è una facciata, ma l’autobiografia di una città, per non dire di una nazione. Tutti i giorni vi passano davanti, in ambo i sensi di marcia, la sindaca...

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Non è una facciata, ma l’autobiografia di una città, per non dire di una nazione. Tutti i giorni vi passano davanti, in ambo i sensi di marcia, la sindaca Virginia Raggi ma anche tutti i consiglieri M5S (e di opposizione). E poi il premier Giuseppe Conte e i vari ministri, per non parlare dei deputati e senatori. Insomma, tutta la politica scivola giù o su per via del Tritone 50, dove lo scorso 8 maggio un autobus dell’Atac prese fuoco così tanto da fare il giro del mondo e da lasciare l’intera facciata del palazzo annerita dalla fuliggine.


Un effetto-Sarajevo che dura tuttora, souvenir per quei turisti attenti che alzano il capo e si domandano: una bomba? Ancora più caso, ma che mestizia, sono le insegne della profumeria “Mr Muzio”. Le lettere sono tutte sgangherate, quasi saltate, come in certi saloon crivellati del far-west. Il cartello in acciaio poi, che prima dell’8 maggio conteneva una scritta verde, ora è vuoto del colore della ruggine bruciata.

Dalla profumeria ieri aprivano le braccia: «Boh, non si sa niente». E tutto è destinato a rimanere così. Sospeso e sciatto. Trasandato. Chi paga? Non si sa. Finito lo choc emotivo, rimane questo nuovo colore “fumo di Roma”, quello della noncuranza che sui social trova poco spazio. Ma a volte basterebbe alzare la testa, no?  Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero