Nei depositi dell'Atac si lavora a ritmi serratissimi, in questi giorni di corse sull'asfalto sfarinato. C'è un handicap: l'annunciata stretta sulle...
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«MANCANO I PEZZI»
Il rischio del colpo finale, da kappaò, è arrivato con l'ultima emergenza buche, che sta moltiplicando i numeri dei malfunzionamenti. Sospensioni spezzate, ammortizzatori fuori uso, piattelli che si sbeccano e pneumatici rotti. Un filotto di guasti. Quasi 250 al giorno, secondo le stime più prudenti dei sindacati. Non tutti i malfunzionamenti, per fortuna, bloccano i mezzi per l'intera giornata, perché gli operai dell'Atac provano a fare miracoli col materiale a disposizione, ma è sempre una corsa sul filo e contro un nemico, l'asfalto avariato delle strade romane, che a ogni scrosciata di pioggia diventa più ostico; le fosse nel catrame rispuntano o si allargano e le ditte ingaggiate dal Campidoglio per rabberciarle arrivano sempre dopo.
ZERO ACQUISTI NEL 2018
«È una guerra contro il tempo, mancano i pezzi», racconta un meccanico di Tor Pagnotta. Tocca arrangiarsi con quello che c'è. Anche perché il piano industriale al vaglio dei giudici, pur prevedendo nei prossimi anni l'approdo nei garage dell'Atac di quasi 700 navette nuove di zecca, certifica anche che nel corso del 2018 la flotta rimarrà la stessa, nessun nuovo ingresso nelle rimesse. Non è una scelta, ovviamente, fosse per i manager di Atac gli autobus arriverebbero subito, ma bisogna rispettare i tempi burocratici delle commesse pubbliche. Bisogna soprattutto armarsi di pazienza, quindi. E sperare che gli operai che rattoppano i crateri procedano svelti. C'è un altro intralcio: dall'8 marzo non lavorano più i carri attrezzi privati che si occupavano di ritirare i bus fermi per strada, per riportarli nei depositi. Ora dovrebbero occuparsene gli addetti dell'Atac, che però non sono ancora stati formati del tutto. Anche in questo settore, per evitare il caos, bisognerà schiacciare sull'acceleratore.
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Il Messaggero