Un'altra donna. Un'altra tassista, vittima di Simone Borgese. La procura sta indagando su nuovi episodi a sfondo sessuale che vedono protagonista il trentenne arrestato...
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LA NUOVA VITTIMA
Si è presentata in questura lunedì scorso, quando sui giornali ha visto le foto di Borgese e ha letto che l'uomo aveva confessato la violenza sessuale, avvenuta pochi giorni prima a Ponte Galeria, ai danni della sua collega. Non ha avuto dubbi: era lui. Quel cliente che l'aveva terrorizzata dopo essere salito sul suo taxi nella stessa zone in cui l'aveva preso la collega. La tassista ha raccontato agli agenti i fatti avvenuti alla fine di aprile. Dallo specchietto retrovisore aveva visto quell'uomo masturbarsi. Quando la notizia dell'aggressione alla sua collega si era diffusa ne aveva condiviso il dolore e aveva ricordato il pericolo scampato, non immaginando che a picchiare e costringere a rapporti sessuali l'altra tassista fosse stato proprio quel cliente che aveva visto masturbarsi nel sedile posteriore. E così il nome dell'uomo è finito sul registro degli indagati per un'altra violenza sessuale. Il procuratore aggiunto Maria Monteleone e il pm Eugenio Albamonte stanno anche verificando altri episodi della vita di Borgese.
GIUDIZIO IMMEDIATO
Borgese ha confessato per due volte la violenza sessuale dell'8 maggio. Ha sostenuto che in quella stradina sterrata di Ponte Galeria, un raptus l'abbia spinto a abusare della tassista. E mentre l'avvocato Vincenzo Daniele Mistretta valuta se presentare un ricorso al Tribunale del Riesame, per chiedere l'attenuazione della custodia cautelare con e la concessione dei domiciliari, in base alle nuove norme che prevedono il carcere preventivo come estrema ratio, la procura potrebbe optare per il giudizio immediato. Gli elementi di prova raccolti, secondo una prima valutazione, sarebbero sufficienti per saltare l'udienza preliminare davanti al gup. Gli inquirenti, oltre alla confessione dell'uomo, possono contare anche su evidenze probatorie «solide» tra cui le testimonianze di alcuni tassisti che avrebbero riconosciuto nell'identikit diffuso dalla Questura l'autore dell'aggressione alla loro collega di 43 anni.
Nel corso dell'interrogatorio di garanzia Borgese ha ribadito le sue responsabilità senza apparire pentito o rammaricato di quanto fatto. «Si è trattato di un raptus che rovinerà la vita». L'avvocato non ha ancora deciso, ma è probabile che, alla fine, faccia ricorso al giudizio abbreviato che garantirebbe all'indagato lo sconto di un terzo della pena.
Due giorni fa, dopo l'interrogatorio di garanzia, Borgese è stato trasferito dal reparto ”Nuovi Giunti” di Regina Coeli all'ottava sezione, riservata ai cosiddetti ”protetti”, detenuti, in genere responsabili di reati sessuali particolarmente cruenti, che in carcere rischiano il linciaggio. E' in cella da solo e, al contrario di quanto avviene per gli altri, la sua porta rimane chiusa tutto il giorno. Non vede tv e non legge i giornali. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero