OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
oppure
1€ al mese per 6 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Quando i carabinieri li hanno seguiti in un box seminterrato a San Giovanni, hanno scoperto un vero e proprio arsenale: bombe a mano, fucili di precisione, mitragliatori, carabine. Un bottino da guerra circondato da migliaia di dosi di droga e che, secondo chi indaga, era destinato alla vendita. Così, per S.I., nato nel 1966, D.C., di 41 anni, e B.M. del 1993 è scattato l'arresto. È successo giovedì pomeriggio.
Bombe e fucili a San Giovanni, il caso
Il giudice ha disposto per loro il carcere: il sospetto è che siano «inseriti in un circuito illecito di notevole spessore, sia per l'esorbitante quantitativo di droga rinvenuto - negli atti si parla di 59.107 dosi, ndr -, sia per l'eterogeneità delle armi, talune di particolare micidialità», si legge nell'ordinanza. Un box, quello in via Castel Gandolfo 63, come tanti, ma solo all'apparenza, perché in realtà si è rivelato un deposito strategico dotato anche di un'uscita secondaria su una strada parallela, via Nemi. Ideale per la fuga.
Roma, droga e armi in un garage: tre arresti nel quartiere Colli Albani
JSTARK E LE ARMI 3D
I tre, secondo il gip, potrebbero essere inseriti in un giro illegale pericoloso ed esteso.
Coca, armi e moto rubate in garage: arrestato un 37enne romano
DROGA E T MAX
Non solo armi. I carabinieri hanno anche sequestrato droga per un totale di 59.107 dosi pronte già per essere destinate allo spaccio: circa due chili e mezzo di hashish, 184 grammi di marijuana. Oltre a vario materiale per il confezionamento: tre macchinette per il sottovuoto e diversi rotoli di cellophane. Inoltre è stato rinvenuto uno scooter TMax di colore nero con targa rubata. Anche il mezzo sarebbe stato rubato il 2 dicembre 2015. Oltre al box, i carabinieri hanno perquisito anche gli appartamenti e i veicoli dei tre: la Lancia Delta di uno di loro è stata sequestrata, perché nel vano stereo era stato creato un fondo per il trasporto di oggetti. Ieri gli indagati, assistiti dagli avvocati Massimo Lauro, Giuseppina Tenga e Alessandro Marcucci, sono stati interrogati dal gip, ma hanno deciso di non rispondere alle domande.
Il Messaggero