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Rose rosse per te... con i coristi in bianco monacale che lo procedono su una scena scura. Lui entra proiettato in volo, buca un video rosso sangue, nero gotico. «Roma». E lo stadio esplode. «Questa città mi appartiene e voi siete la mia famiglia». E in quarantamila gli rispondono in coro. Comincia così una notte di gloria. La prima volta di Blanco all’Olimpico, sotto un cielo stellato da telefonini, si trasforma in una performance da seduttore navigato. Entra con Anima disturbata, sbarca nell’Isola delle rose attraversa Pornografia, Ancora, ancora, ancora, Finché non mi seppelliscono... Dando vita a un live adrenalinico che esalta le sue sfumatura da giovane star. «Credete nei vostri sogni, io facevo il pizzettaro e sono qui, uno come voi».
L’allestimento
Firmato Dolce&Gabbana, su un palco allestito a cattedrale medievale (la firma è di Fabio Novembre), si concede al cento per cento, su e giù su una scalinata grande quanto tutto il boccascena, lungo le due passerelle che lo portano dentro la platea regalando brividi alle migliaia di ragazzi, ammassati dalle prime ore del pomeriggio, ma anche bigliettini da leggere a casa. Generoso sotto i riflettori e persino sul prato, dove è sceso a sorpresa placcato dal pubblico incredulo «ma sono vivo». Blanco, il ventenne dai dischi d’oro (4, più i 60 platini oltre ai 3 miliardi di stream) spinge a tavoletta sulle emozioni e regala ai suoi fan (tanti con la maglia della Roma) aperture operistiche di grande impatto (divide il palco con 50 voci e 25 musicisti, oltre alla sua band), stacchi pop-punk elettronici e frenetici, acrobazie sonore e vezzi ammiccanti come quando con le labbra smangiucchia le sillabe e set acustici in cui la sua voce risuona nell’intimità di un falò (per La mia famiglia). Il meglio del suo repertorio: Sai cosa c’è (improvvisa e sostituisce il mare in Puglia con il Lungotevere), Un briciolo di allegria (con la voce di Mina), Scusa, Giulia, Ladro di fiori e poi La mia famiglia, Nostalgia, Innamorato, Afrodite per una vera e propria rappresentazione, con arrangiamenti orchestrali e intermezzi in cui è stata l’elettronica ipnotica di Mace (in La Canzone nostra) e Michelangelo a guidare lo show. Belladonna e a sorpresa l’ingresso di Lazza e Drillionaire per la hit dell’estate Bon Ton, incisa anche con Sfera Ebbasta: e lo stadio balla.
Gilbert e George
Luci laser, megaschermi (con citazioni alle illustrazioni di Doré e al duo contemporaneo Gilbert e George), per il cantautore bresciano (classe 2003) è l’evento che corona una passione e un’ascesa fulminea: «voglio lasciarvi delle emozioni», urla anche lui emozionato, ospitando sulla scena una coppia di eletti. Ieri sera ha conquistato lo stadio romano, aggiudicandosi l’ennesimo record: è il più giovane artista italiano a esibirsi sul palco dei “grandi”. All’Olimpico (che frequenta da tifoso giallorosso) in verità aveva già cantato, l’anno scorso invitato da Mourinho. Ma ieri le ola erano tutte per lui. Il bis allo Stadio San Siro di Milano il 20 luglio sempre con la sua band: Michelangelo, Carmine Landolfi, in arte Bdog, alla batteria ed Emanuele Nazzaro al basso.
La normalità
Canta la normalità («sono come te che stai qui sotto»), ma nella vita di Riccardo Fabbriconi di normale c’è ben poco. L’anno scorso arrivò a Sanremo senza aver mai fatto un concerto in vita sua e a 18 anni divenne l’artista più giovane ad aver vinto il Festival. E sul palco porta tutta la sua freschezza, ambizione e disinibizione (per il caso dei calci alle rose all’Ariston è stata chiesta l’archiviazione e ieri sera ha preso a calci la scritta mi fai impazzire). Conquista la Generazione Z e scrive un suo capitolo nel pop italiano. Brividi (da brividi) arriva subito dopo Mezz’ora di sole, Lucciole, Lacrime di piombo, e Blu Celeste.
All’ombra del led dinamico che svetta al centro della scena con la scritta ballerina “Innamorato”, si gioca tutto anche nel finale: Paraocchi, Figli di puttana, Notti in bianco, Stella, Raggi del sole. Mi fai impazzire (che fa impazzire tutti) e il bis Vada come vada. E a Blanco, ieri notte, è andata alla grande.
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