Bimba rom colpita da uno sparo a Roma, spunta una nuova pista: dubbi sul colpo accidentale

Ha sempre detto di avere esploso quel colpo per sbaglio, mentre provava la carabina ad aria compressa che aveva appena comprato. Non immaginava che quel piombino sparato dal...

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Ha sempre detto di avere esploso quel colpo per sbaglio, mentre provava la carabina ad aria compressa che aveva appena comprato. Non immaginava che quel piombino sparato dal balcone di casa avrebbe raggiunto la piccola Cirasela, la bimba rom di tredici mesi che in luglio, per quella ferita, ha rischiato di rimanere paralizzata. Ora, però, il destino giudiziario di Marco Arezio, ex dipendente del Senato in pensione, è appeso a un filo. Perché la Procura di Roma, che per il momento gli contesta le lesioni gravissime, se prima di procedere con l'incidente probatorio era certa che si fosse trattato di un incidente, ora sta valutando se ci siano sufficienti elementi per ipotizzare che sia invece stata un'azione dolosa.


Sul tavolo della pm Roberta Capponi, titolare del fascicolo, ci sono tre documenti parzialmente discordanti: una perizia balistica e due consulenze. I risultati a cui sono giunti il perito nominato dal gip, il consulente della Procura e quello della difesa, divergono su alcuni dettagli che, per la pm, sono fondamentali per capire se Arezio abbia o meno agito in modo consapevole.
 
L'UDIENZA
Nelle scorse settimane, durante l'udienza di fronte al gip, i consulenti hanno esposto i risultati degli accertamenti. Su un punto non ci sono dubbi: la carabina è stata modificata e potenziata. Una circostanza che l'indagato, 59 anni, aveva già ammesso ai Carabinieri e che, confermata dai periti, potrebbe aggravare sua la posizione. L'arma, però, non sarebbe stata dotata di un mirino.

Uno dei nodi da sciogliere, riguarderebbe la pressione esercitata sul grilletto. L'indagato infatti, ha sempre dichiarato di avere provato a caricare l'arma e che il colpo sarebbe partito in modo accidentale. Uno dei consulenti, però, avrebbe sostenuto che per raggiungere il punto in cui si trovava la piccola - era in braccio alla madre in un parco che confina con viale dei Romanisti, dove si affaccia il balcone del cinquantanovenne - il grilletto dovrebbe essere stato premuto con una certa decisione.

LA TRAIETTORIA
Un altro punto fondamentale è la traiettoria del piombino. Una circostanza che porterebbe ad escludere che l'indagato abbia preso la mira è che il proiettile abbia colpito la bimba di rimbalzo. Un dato che, per un consulente, potrebbe non essere totalmente certo. Da qui i dubbi degli inquirenti, che in queste ore stanno analizzando documenti e ricostruzioni, prima di decidere quale reato contestare nell'avviso di conclusione delle indagini, che dovrebbe arrivare entro fine anno.


Nel caso venisse ipotizzato il dolo, l'indagato potrebbe rischiare la contestazione di tentato omicidio. Almeno per il momento, la Procura esclude di potere avanzare una richiesta di archiviazione: i consulenti concordano sul fatto che a ferire la piccola sia stato il piombino sparato dalla carabina di Arezio. Il difensore dell'indagato, l'avvocato Mauro Gioventù, attende intanto di ricevere le trascrizioni dell'udienza, ma su un punto non ha dubbi: «Il mio assistito ha agito senza dolo, la consulenza lo conferma. È stato un confronto complesso, sono emersi molti particolari che devono essere valutati e studiati». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero