Roma, un anno fa un altro uomo annegato nel Tevere. La famiglia: «Federico ucciso da quel clochard»

Roma, un anno fa un altro uomo annegato nel Tevere. La famiglia: «Federico ucciso da quel clochard»
Un caso archiviato troppo in fretta. Ora la famiglia di Federico Carnicci ritrovato annegato nel Tevere un anno fa dopo aver passato la serata con Massimo Galioto e lo stesso...

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Un caso archiviato troppo in fretta. Ora la famiglia di Federico Carnicci ritrovato annegato nel Tevere un anno fa dopo aver passato la serata con Massimo Galioto e lo stesso gruppo di sbandati che vive sotto Ponte Garibaldi, non crede che il giovane artista di strada sia caduto o si sia suicidato. A dare l'allarme al mattino furono gli stessi compagni ma fornirono versioni diverse e contrastanti, uno partì subito per l'estero. Il fratello Giulio, la sorella Vittoria, la mamma Livia hanno indagato anche loro. Scoperto che Federico veniva deriso e preso in giro da Galioto e altri, hanno acquisito le im magini del ritrovamento. «Sappiamo in che condizioni era ridotto: privo delle mani e dei capelli, una ferita alla testa, un tatuaggio straziato come se avessero provato a cancellarglielo, era prono, il corpo attorcigliato in una rete di recinzione arancione dei cantieri. Incastrato a testa in giù tra dei tronchi».

 
SOCCORSI MANCATI

Federico, 27 anni, il 7 luglio 2015 aveva passato la notte sotto Ponte Garibaldi, assieme al gruppo che la notte del 30 giugno scorso ha partecipato o assistito a vario titolo alla lite che ha portato Beau Solomon a cadere in acqua spinto secondo gli inquirenti da Galioto. Venne ritrovato 10 giorni dopo. «Anche mio figlio è stato ucciso, era presente anche Galioto ma è l'unico che non venne ascoltato», racconta Lidia Speri. La banda che vive nella tenda azzurra fornì versioni diverse: «E' caduto, non siamo riusciti a prenderlo». Quando il fratello scese a chieder loro: «Perché non avete chiamato i soccorsi? risposero tanto ormai era morto». Anche allora andarono a dormire. Altri amici che ora hanno meno timore raccontano di diverse liti avute con Massimo e un certo Carlo. «Venne spintonato e preso in giro, perché si era confidato con loro». Altri parlano di gelosie: «Lo chiamavano - ancora i familiari di Federico - il barbone interattivo, perché stava messo meglio di loro, aveva internet, una famiglia alle spalle. La verità è che l'americano non sarebbe morto forse se le indagini avessero preso un'altra piega. I fatti sono identici, chiediamo la riapertura del caso».
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Il Messaggero