Roma, un anno fa un altro uomo annegato nel Tevere. La famiglia: «Federico ucciso da quel clochard»

Roma, un anno fa un altro uomo annegato nel Tevere. La famiglia: «Federico ucciso da quel clochard»
di Raffaella Troili
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Giovedì 7 Luglio 2016, 08:47 - Ultimo aggiornamento: 09:59

Un caso archiviato troppo in fretta. Ora la famiglia di Federico Carnicci ritrovato annegato nel Tevere un anno fa dopo aver passato la serata con Massimo Galioto e lo stesso gruppo di sbandati che vive sotto Ponte Garibaldi, non crede che il giovane artista di strada sia caduto o si sia suicidato. A dare l'allarme al mattino furono gli stessi compagni ma fornirono versioni diverse e contrastanti, uno partì subito per l'estero. Il fratello Giulio, la sorella Vittoria, la mamma Livia hanno indagato anche loro. Scoperto che Federico veniva deriso e preso in giro da Galioto e altri, hanno acquisito le im magini del ritrovamento. «Sappiamo in che condizioni era ridotto: privo delle mani e dei capelli, una ferita alla testa, un tatuaggio straziato come se avessero provato a cancellarglielo, era prono, il corpo attorcigliato in una rete di recinzione arancione dei cantieri. Incastrato a testa in giù tra dei tronchi».
 
SOCCORSI MANCATI
Federico, 27 anni, il 7 luglio 2015 aveva passato la notte sotto Ponte Garibaldi, assieme al gruppo che la notte del 30 giugno scorso ha partecipato o assistito a vario titolo alla lite che ha portato Beau Solomon a cadere in acqua spinto secondo gli inquirenti da Galioto. Venne ritrovato 10 giorni dopo. «Anche mio figlio è stato ucciso, era presente anche Galioto ma è l'unico che non venne ascoltato», racconta Lidia Speri. La banda che vive nella tenda azzurra fornì versioni diverse: «E' caduto, non siamo riusciti a prenderlo». Quando il fratello scese a chieder loro: «Perché non avete chiamato i soccorsi? risposero tanto ormai era morto». Anche allora andarono a dormire. Altri amici che ora hanno meno timore raccontano di diverse liti avute con Massimo e un certo Carlo. «Venne spintonato e preso in giro, perché si era confidato con loro». Altri parlano di gelosie: «Lo chiamavano - ancora i familiari di Federico - il barbone interattivo, perché stava messo meglio di loro, aveva internet, una famiglia alle spalle. La verità è che l'americano non sarebbe morto forse se le indagini avessero preso un'altra piega. I fatti sono identici, chiediamo la riapertura del caso».