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Sarà Barbara Marinali la nuova presidente di Acea che sostituirà la dimissionaria Michaela Castelli. Ieri dal Campidoglio, azionista di maggioranza con il 51 per cento della multiutility impegnata nella distribuzione di luce, acqua e gas, è partita una lettera diretta all’amministratore delegato Fabrizio Palermo per chiedergli di convocare un consiglio di amministrazione straordinario. Sarà il cda poi, e sempre su proposta del Comune di Roma, a procedere alla cooptazione in seno all’organismo di Barbara Marinali e alla sua contestuale nomina a presidente della società in sostituzione della dimissionaria Castelli.
LE SFIDE DA AFFONTARE
In 24 ore l’azionista principale di Acea chiude una vicenda che aveva sorpreso non poco le prime linee dell’azienda e adesso si appresta ad affrontare con una nuova presidente le prossime sfide. In primis c’è la partecipazione al bando lanciato dal commissario del governo per l’emergenza rifiuti, lo stesso sindaco Roberto Gualtieri, per costruire un termovalorizzatore nella zona di Santa Palomba, a Roma. Un impianto di nuova generazione in grado di smaltire 600mila tonnellate di materiali all’anno e di risolvere in via definitiva le emergenze nella raccolta della spazzatura, che spesso si registrano nella Capitale.
Martedì Castelli, nominata presidente dalla giunta Raggi nel giugno del 2018, aveva comunicato la sua decisione di fare un passo indietro.
TRA CIPE E MEF
Marinali, poi, vanta oltre 25 anni trascorsi a servizio dello Stato, dove ha acquisito una approfondita conoscenza della macchina amministrativa e del tessuto istituzionale. Infatti dal 2009 al 2013 è stata direttore generale per le Infrastrutture stradali del ministero delle Infrastrutture e dei trasporti. Precedentemente (tra il 2006 e il 2008) è stata direttore della Segreteria del Comitato interministeriale per la programmazione economica e reggente del Dipartimento per la Programmazione e il coordinamento della politica economica presso la Presidenza del Consiglio dei ministri. Tra gli altri incarichi vanno segnalati quelli presso l’Autorità garante della concorrenza e del mercato, il ministero dell’Economia e il dicastero delle Attività produttive (oggi Mimit).
Il Messaggero