Ancora un locale in fiamme a Centocelle, alla periferia della Capitale. A quattro giorni dal rogo che ha distrutto per la seconda volta la libreria antifascista «La Pecora...
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Pecora Elettrica, strappato lo striscione della manifestazione “Combatti la paura!"
L'ipotesi, anche in questo caso, è quella di un atto doloso. La serranda del «Baraka Bistrot» è stata divelta e all'interno sarebbero state trovate tracce di liquido infiammabile, oltre alla telecamera coperta. Non si esclude che possa esserci un filo conduttore con i roghi precedenti. I cittadini della zona ipotizzano la pista del racket. Un tempo quartiere della resistenza, ora Centocelle è infatti un nuovo avamposto della movida capitolina. Con la metro sono arrivati giovani e tanti locali. «Ma anche lo spaccio e il racket», dicono gli abitanti: «Il sabato qui si riempie, è pieno di giovani, i locali fanno affari. Forse anche la malavita vuole farli». Nelle prossime ore è attesa in Procura l'informativa dei carabinieri sull'incendio della scorsa notte, poi i magistrati apriranno un fascicolo. L'ipotesi di reato potrebbe essere quella di «incendio doloso aggravato», come nel caso del rogo di qualche giorno fa. «Avevo chiuso intorno alle 2.45 - ha raccontato Marco, il titolare del locale - circa un'ora dopo sono stato svegliato perché il sistema d'allarme aveva rilevato dei rumori. Sono entrato in macchina e quando sono arrivato ho trovato la serranda sradicata e la porta aperta». Marco è amareggiato per l'accaduto. «Abbiamo aperto da poco, a settembre. C'è poco da dire. Ripulisco e basta. Non riaprirò - ha aggiunto -. Non si può lottare contro una cosa che non sai cos'è». Ad esprimergli solidarietà la sindaca Virginia Raggi che gli ha personalmente telefonato nel pomeriggio prima di recarsi a Centocelle. «Non arrendetevi, le istituzioni sono con voi», è il messaggio che Raggi ha voluto mandare in primis ai gestori dei due locali incendiati ma anche agli abitanti della zona, aggiungendo: «Vogliamo assolutamente difendere e rafforzare la convinzione dei cittadini che le istituzioni ci sono».