Roma, falsi vigilantes con armi e divise controllavano i principali consorzi del litorale: denunciati

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Vigilare su chi vigila. È stata proprio la necessità di tutelare la pubblica sicurezza il motivo per il quale gli agenti della divisione Polizia Amministrativa e Sociale della Questura di Roma, coadiuvati dai colleghi del Commissariato di Anzio, la scorsa notte hanno sorpreso tre cittadini romeni ed un indiano che, armati di pistola ad aria compressa, coltelli a scatto, spray paralizzanti, mazze da baseball e sfollagente, si erano organizzati per «vigilare» tre dei più noti consorzi residenziali del litorale di Ardea.


I tre, con indosso una sorta di uniforme operativa ed equipaggiati di tutto punto, svolgevano l'attività notturna con tanto di autovetture riportanti loghi e scritte della società di sicurezza per la quale erano impiegati. La società era riconducibile ad un altro cittadino romeno che, con spirito imprenditoriale ed approfittando della continua richiesta di sicurezza da parte dei cittadini, aveva costituito un vero e proprio istituto di vigilanza privata, senza peraltro aver mai ottenuto, né tanto meno richiesto, le previste autorizzazioni.

L'attività di vigilanza privata a beni di terzi, infatti, proprio per la particolarità e la delicatezza dell'argomento, è soggetta ad una serie di controlli, anche preventivi, sia sulle società che sugli operatori del settore, finalizzati principalmente alla tutele della pubblica sicurezza. In questo caso, nessuno degli operatori era stato nominato guardia particolare giurata e svolgeva la propria attività lavorativa senza peraltro essere stato assunto dal titolare, che li impiegava sottocosto ed in nero; in questo modo l'imprenditore era in grado di offrire il servizio a prezzi al di sotto di quelli di mercato, facendo concorrenza alle aziende regolari del settore.


Sono in corso accertamenti volti ad evidenziare eventuali collusioni con i presidenti dei consorzi vigilati, i quali dovranno dimostrare la loro buona fede nell'aver affidato il delicato incarico a società che non erano in grado di provare la loro competenza e titolarità. Tutti gli operatori sono stati denunciati all'autorità giudiziaria, alla quale dovranno rispondere anche in merito al possesso delle armi.
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Il Messaggero