Una delle 64 statue dello Stadio dei Marmi era deceduta: il Lanciatore di giavellotto di Aldo Buttini, negli Anni 70 è stato colpito da un fulmine. Un delicato restauro lo...
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GLI ARTISTIDelle 60 discipline sportive, la statua del Giavellotto fu donata dalla provincia di Perugia, e, per esempio, quella del Pugilato da quella di Ascoli Piceno. Quella con uno strigile è un regalo di Catania; il tennista, di Ragusa; il Marinaio, di Enna; e così via. Sparito però il giavellotto che l'atleta stava lanciando.
Altri scultori furono Aroldo Bellini, Silvio Canevari, Tommaso Bertolino e Carlo De Veroli: scelti con un concorso pubblico, del 1928. Sul lato sinistro, un podio con alla base due lottatori bronzei, da cui Adolfo Consolini, nelle Olimpiadi del 1960, declamò il Giuramento dell'atleta; di Angelo Canevari il mosaico, 150 metri quadrati, all'ingresso del campo: otto protagonisti dell'atletica leggera. Sempre per l'Olimpiade, lo stadio fu collegato, con un corridoio sotterraneo, a quello olimpico, e ai locali degli spogliatoi e dei servizi. E' del tutto infossato: il più alto scalino della gradinata è infatti a livello del terreno; perché tutta l'area fu innalzata di cinque metri, con due milioni di metri cubi di materiali, frutto degli sventramenti operati in quel periodo nella città. Occupa 14 mila metri quadrati; è composto da due semplici rettilinei, raccordati da due semicerchi.
L'UNIVERSITÀ
Ma a Del Debbio (carrarese, 1891 - 1973), non si deve solo questo stadio. Sempre al Foro Italia, anche la Foresteria Sud, poi a lungo l'Ostello della Gioventù, è sua; come la sede della Facoltà di Architettura, a Valle Giulia, con molto altro: svariati villini a Via Carso; il palazzo della Fiat negli Anni 20 in via Calabria, ormai sede di uffici; la Colonia elioterapica del Don Orione; la Casa del Balilla al Verano, ora Commissariato di polizia; a Ostia, lo stabilimento balneare divenuto Rex e Tibidabo; e anche (con Foschini e Morpurgo) il palazzo della Farnesina, sede del Ministero degli Esteri. L'architetto pensa al palazzo per l'Architettura nel 1925: su un basamento di travertino, un corpo centrale, due ali avanzate, due alti piani; è una anticipazione dell'Accademia di Educazione fisica al Foro, di poco successiva, anch'essa ad U.
Del Debbio amplia due volte il progetto, per le mutate esigenze della Facoltà, e realizza i prospetti in rosso-bruno, ispirati a un'evidente classicità. Ci lavora dal 1932 al 67: ben 35 anni; un ampliamento nel '34, uno nel '58, un terzo sorto solo in parte, e un quarto, pur previsto, mai realizzato. I progetti sono nel suo archivio, rimasto in famiglia, e donato al MAXXI. La Scuola superiore di Architettura, mentre in Germania nasceva il Bauhaus di Weimar, riunificava gli insegnamenti, scissi tra le Accademie di Belle arti e le scuole d'ingegneria. E la sede, come quanto crea al Foro italico, è tra i maggiori risultati di un professionista trasferitosi a Roma a 25 anni, e subito vincitore della prima Biennale d'Arte. Gli hanno restituito perfino la statua distrutta dal fulmine.
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Il Messaggero