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L'Appia Antica mette a segno un'impresa che si trascinava da quattro anni di trattative. Il Mausoleo di Sant'Urbano, colossale monumento del IV secolo d.C. incastonato tra le meraviglie del IV Miglio della Regina Viarum, noto solo da antiche foto Alinari in un bianco e nero secolare, poi sprofondato nell'oblio di una proprietà privata fatta di deturpazioni, è stato finalmente acquistato dallo Stato per essere consegnato al parco archeologico dell'Appia Antica, istituzione romana a gestione autonoma del Ministero dei beni culturali e del turismo. Cosa significa per il pubblico? L'antico edificio, praticamente sconosciuto (noto soprattutto agli studiosi), legato secondo la tradizione alla traslazione delle spoglie di Sant'Urbano, aprirà alle visite. Un gioiello che fa pendant con il Mausoleo di Cecilia Metella e il complesso della Villa dei Quintili. Un'operazione partita da lontano, dal progetto dell'allora direttrice dell'Appia Rita Paris, sostenuta dal ministro Dario Franceschini e coronata dall'attuale "capitano" del parco, Simone Quilici. Ci son voluti anni di trattativa per acquisire un monumento diventato «un simbolo degli abusi che in questa zona erano impunemente perpetrati a danno dei beni culturali».
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Una vicenda annosa per l'archeologia romana, che ha visto il Mausoleo di Sant'Urbano trasfigurato tra i più disparati utilizzi (forni/barbecue e piscine). Il complesso ricadeva nella proprietà dell'avvocato Gianfranco Anzalone, comprato nel 1981 dagli eredi del cardinal Lugari, a sua volta acquisito dal principe Alessandro Torlonia, primo proprietario attestato nel 1870. La vendita è stata agevolata dalla vedova Anzalone, Marisa Antonietta Gigantino. Soddisfatto il ministro Franceschini: «Oggi - dichiara - si compie un altro, importante passo verso il pieno recupero al patrimonio pubblico del più importante complesso archeologico dell'Appia Antica rimasto in mani private. L'acquisizione del Mausoleo di Sant'Urbano da parte del Parco è l'inizio di un percorso che aprirà ai cittadini questo sito straordinario, arricchendo così l'esperienza di visita della più grande area archeologica al mondo». Ne parliamo con il direttore Simone Quilici.
Dopo l'acquisizione, come si procede: quali sono gli interventi in programma, e quando sarà aperto al pubblico? «L'intenzione è naturalmente di aprirlo il prima possibile.
Qual è l'aspetto più suggestivo di questo monumento gigantesco praticamente sconosciuto? «L'aspetto interessante è proprio che se ne sa ancora poco: gli studi dell'Isituto norvegese hanno chiarito alcuni aspetti ma c'è ancora da attribuire con certezza la datazione e verificare l'ipotesi legata alla traslazione delle spoglie del santo e della devozione di Marmenia».
Può essere messo a confronto con altri monumenti noti in termini di dimensioni e stile? « L'edificio presenta interessantissime analogie in pianta e in alzato con altri edifici tardoantichi e paleocristiani a Roma e Milano. Per quanto riguarda le dimensioni, solo il corpo centrale, quasi quadrangolare con abside e nicchie sporgenti, misura circa 10,8x11,2 metri con un'altezza fino a circa 11,5 metri, altezza di poco inferiore alle strutture termali dei Quintili»
Dopo questa strategica acquisizione, ci sono altri progetti analoghi nel cassetto, su cui state lavorando? «Con il progetto Regina Viarum stiamo avviando una serie di scavi e restauri in alcuni punti strategici lungo la strada, per valorizzare il cammino dell'Appia e il suo grande museo a cielo aperto, attrezzandolo con servizi e punti informativi lungo il percorso».
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