Compiuti cento anni d'età, la signora Francesca Alati si era ritrovata con un patrimonio milionario da amministrare, fatto di conti in banca zeppi di soldi e decine di...
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IL TRUST
Nel 2008, poi, avrebbero convinto la vittima costituire un trust «con il quale la signora conferiva ogni sua proprietà mobile e immobile e indicava quali beneficiari del fondo le genitrici di Giardini e della Esposito». Per il magistrato, questa condotta «ha comportato effetti giuridici pregiudizievoli per la Alati, che viveva in condizioni assolutamente inferiori alle sue possibilità economiche». Ieri il giudice ha anche disposto una provvisionale immediatamente esecutiva in favore degli eredi dell'anziana, deceduta lo scorso anno. Gli imputati dovranno pagare subito due milioni. Il resto del risarcimento verrà stabilito dal tribunale civile.
LA DENUNCIA
L'inchiesta è scattata nel 2008. Era stata un'amica di Francesca a denunciare che, almeno dal 2005, la signora era ostaggio degli imputati. «Un giorno l'ho incontrata e mi ha chiesto aiuto. Mi ha detto che aveva paura», aveva raccontato. In un momento di lucidità, la vittima si era infatti accorta che le stavano rubando ogni cosa. Da una verifica ipotecaria era poi emerso che il patrimonio immobiliare dell'anziana era stato in gran parte dismesso, e lei sembrava non saperne nulla. La signora era stata quindi sottoposta a una perizia psichiatrica, da cui era emersa una condizione di grave confusione mentale.
L'APPELLO
La donna era ignara delle vicende relative alle proprietà a lei riconducibili, non sapeva nemmeno che fosse stato costituito un trust a suo nome. Mentre Francesca viveva al di sotto delle sue possibilità e sfiorava quasi l'indigenza, il tenore di vita degli imputati era diventato fin troppo elevato. Dall'inchiesta era poi scaturito un processo durato 4 anni. Ieri, la sentenza. Mentre l'avvocato Michele Gentiloni Silveri, difensore di Giardini, attende le motivazioni del giudice per presentare appello, l'avvocato Lorenzo Contrada, che assiste gli eredi dell'Alati, esprime soddisfazione per la decisione del Tribunale. «Ritengo che la mia assistita, anche se ormai deceduta, abbia ottenuto finalmente giustizia», ha dichiarato il penalista.
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Il Messaggero