Roma, ecco Anton, da disoccupato a impiegato da un ottico: «Anche noi disabili possiamo lavorare»

«Qui mi trovo benissimo. Dall’estate scorsa ero disoccupato. Ora ho finalmente la possibilità di stare a contatto con le persone». Anton ha 28 anni,...

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«Qui mi trovo benissimo. Dall’estate scorsa ero disoccupato. Ora ho finalmente la possibilità di stare a contatto con le persone». Anton ha 28 anni, è di Ostia ed è uno dei 10 ragazzi inseriti nel mondo del lavoro grazie ad Anffas Ostia, un'associazione di famigliari di persone con disabilità intellettiva. Da 3 mesi, infatti, Anton svolge un tirocinio in un ottico di Ostia, con mansioni da impiegato: si occupa dell’accoglienza clienti, della pulizia occhiali e del bancone. Con ottimi risultati.


«Quella con Anton è un’esperienza molto interessante. È un ragazzo volenteroso, non si tira mai indietro. Ha tantissime doti. Ha avuto un’ottima accoglienza nei confronti dei clienti. È molto ordinato, tiene tantissimo alla pulizia ed è una valida spalla», racconta il proprietario, Eugenio Cassaro.
 
Due anni fa Anton, che è affetto da disabilità intellettiva, ha avuto l’opportunità di seguire un corso professionale per banchisti bar, grazie al quale ha avuto una prima esperienza professionale in un’attività di Acilia. «In più, per due estati di fila siamo riusciti a farlo lavorare in un ristorante in un’isola greca vicino Skiatos: una piccola isola di pescatori dove i genitori da tempo vanno in vacanza», racconta Stefano Galloni, direttore generale Anffas Ostia. «Stiamo dimostrando a moltissime aziende di Roma che le persone con disabilità intellettiva, se supportate da associazioni come la nostra, possono benissimo essere una risorsa e non un peso. In Italia - aggiunge - esiste una legge che tutela il diritto al lavoro delle persone con disabilità intellettiva. Purtroppo molte aziende preferiscono rischiare una multa piuttosto che inserirle».
 

L’associazione Anffas Ostia è stata inaugurata 2 anni fa all’interno di uno stabile confiscato alla malavita organizzata in via Cesare Maccari (Acilia), un’ex bisca davanti alla quale fu ucciso Emidio Salomone, uno degli ultimi boss della Banda della Magliana. Oltre ad Anton, c’è Michele, che lavora in un bar di Ostia, Katia in un negozio di videogiochi, Tommaso in un teatro di Ostia, Jessica e Chiara che lavorano come bidelle in una scuola di Roma e Federico che ha iniziato a lavorare come giardiniere. «Qui sto bene – conclude Anton – ma sono aperto a qualsiasi opzione. Mi muovo con i mezzi da sempre, andare a Roma per me non è un problema. Per chi fosse interessato, sono qui», sorride. È proprio vero: anche i disabili possono lavorare. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero