Ma davvero Ama, che negli ultimi mesi non riesce a garantire una raccolta puntuale dei rifiuti su tutte le strade di Roma, potrò occuparsi anche di ville e parchi?...
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CRISI
Avremo ancora più rifiuti per strada e, se non si sbloccherà la situazione, si raggiungerà il culmine della crisi il 5 novembre, quando si svolgerà lo sciopero di 24 ore. Un'altra assemblea, quella convocata in via Calderon de la Barca, dal presidente dell'Ama con il socio (Roma Capitale) è ancora aperta, ma sospesa: l'oggetto è l'approvazione del bilancio, ma con una trama tragicomica l'impasse sta proseguendo da mesi. E se i rifiuti per strada sono visibili e fanno parte della vita quotidiana dei romani, in Ama sta succedendo altro che riguarda i conti e i cui effetti arriveranno solo quando si andrà a scrivere il prossimo bilancio. Già si è detto dei 18 milioni di euro che Ama indica come credito nei confronti di Roma Capitale per la gestione dei cimiteri e che Roma Capitale non riconosce (e per questo non approva il bilancio).
TRASPORTO
Altro fronte del 2018: portare i rifiuti fuori regione sta costando il 30 per cento in più. Poiché la maxi gara è andata per due volte deserta, Ama ha siglato un contratto ponte con un gruppo di operatori (tra cui Hera) che ricevono Fos, scarti e cdr per discariche e inceneritori. Ma la tariffa non è quella del passato, è aumentata: il fallimento della gara, per cui rispetto ai 50 milioni previsti, il conto finale rischia di avvicinarsi a 65-70 milioni. Anche la speranza di ridurre la dipendenza dagli impianti extra regione grazie all'aumento della raccolta differenziata che avrebbe dovuto avere come effetto la diminuzione dell'indifferenziato, sembra svanita: ogni giorno si raccolgono tra 3.100 e 3.300 tonnellate di indifferenziato, il 7 per cento in più del 2017. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero