Alberto Sordi, apre la villa-museo: Il Messaggero, un giornale per amico a cui raccontare il mondo

Al terzo piano della sede del Messaggero, a via del Tritone, c'è un corridoio lungo alle cui pareti sono appese le grandi prime pagine della storia del nostro...

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Al terzo piano della sede del Messaggero, a via del Tritone, c'è un corridoio lungo alle cui pareti sono appese le grandi prime pagine della storia del nostro quotidiano. C'è quella dell'allunaggio, così innovativa per quel 1969 che venne esposta al Moma. Ci sono quelle dei papi che muoiono o sono eletti o visitano il nostro giornale. Tutte belle e importanti, ma non c'è ospite che non si soffermi sotto quel Ciaoil con cui il Messaggero titolò lo specialissimo numero del 26 febbraio del 2003: all'alba del giorno precedente ci aveva salutato Albertone. E nel corso della giornata il numero di pagine dedicate all'evento cresceva di ora in ora. Un numero storico per un lettore ed editorialista davvero speciale.


Sordi, Stefania Sandrelli: «Il mio amico Alberto, il più generoso di tutti»

Speciale è l'aggettivo giusto per definire il rapporto che univa Sordi al SUO giornale. Che il Messaggero abbia uno spazio dedicato all'interno del viaggio che i visitatori della sua casa museo faranno in questi mesi è la certificazione del cordone ombelicale creato dall'istituzione giornale e il più celebre dei cittadini/lettori di Roma.
Nella villa che si potrà visitare potrete immaginare Alberto su uno dei suoi divani leggere la copia giornaliera del Messaggero. In realtà Sordi, il Messaggero pretendeva di averlo a disposizione in ogni angolo del pianeta gli toccasse frquentare prima di rientrare nella sua torre d'avvistamento di via Druso.
C'era memoria di un sé non anora famoso, attore alle prime armi, uomo della rivista. E proprio sul Messaggero il primo ritaglio in cui si parlava di lui. Non sottovalutate questo rapporto con il giornale cartaceo che aveva Sordi: nella villa scoprirete, visitandola, quanto maniacale fosse la cura che Alberto prestava alle sue rassegne stampa. Quaderni ordinati che certificavano i tanti gradini scalati sull'altare del successo planetario.

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Il Messaggero e Roma sono due tappe ravvicinate nell'esperienza che si fa visitando la mostra nella sua casa museo. Giustamente. E il perché lo si capisce leggendo i numerosi editoriali che Sordi scrisse per un periodo molto lungo, dal 1988 al 2002. C'è lo sguardo che Alberto rivolgeva alla sua città dalla collinetta sull'incrocio verso Caracalla. Ma non solo: cittadino del mondo, Sordi, ha dimostrato di esserlo proprio con alcuni suoi articoli con cui anticipava tematiche sociali. Quando parlava di Nestore faceva di quel cavallo a fine corsa il tema di una battaglia civica per l'attenzione dovuta agli anziani.
Ma c'era anche lo sguardo tagliente su luoghi icona come il Teatro dell'Opera, luogo dei ricordi d'infanzia (il papà Pietro suonava il basso tuba al Costanzi) o l'Ambra Jovinelli, di cui visse fasti e la democrazia totale di un luogo dove il vero padrone era il popolo con gli stracci e la voglia anche sadica di divertirsi e fare battute rivolgendosi agli attori. L'indolenza dei romani (così lontana dal suo rigore sul set), l'esterofilia dileggiata al cinema nell'Americano, in generale l'attenzione per Roma città-spettacolo.

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Un cittadino attento all'identità culturale che sentiva minacciata: in un articolo celebre, come tutti gli altri finito in prima pagina, si rivolgeva ai giovani che si stavano - fatalmente - facendo attrarre dalla novità di un fast food che apriva in Centro ricordava Ragazzi, tornate ai maccaroni. Non aveva lo sguardo rivolto al passato quando chiedeva di limitare l'utilizzo delle automobili (sotto casa sua uno degli incroci più trafficati di Roma): guardava avanti. Nei giorni d'introduzione dell'euro scriveva «nessuna nostalgia della piotta».
Un ruolo in particolare, però, il Messaggero ha avuto per raccontare una faccia di Alberto sorprendente. Sordi, nel privato, era persona generosissima e la leggenda dell'avaro Albertone, alimentata da lui stesso, venne smentita dalla sua partecipazione - dopo alcuni blitz in incognito - ad alcune raccolte fondi del giornale con assegni pesanti.

 
 

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