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Meloni, perché è arrabbiato?
«Ero inc... prima e lo sono tutto- ra perché con la Festa della Be- fana, Coia ha regalato la mani- festazione ai Tredicine e questo va contro Roma e il suo deco- ro».
Continua a non farsene una ragione, eh?
«No». Eppure fino a cinque minuti fa lei e Coia eravate seduti in- sieme allo stesso tavolo con la sindaca Raggi. L’ultima volta che lo chiamò Coidicine scop- piò una bufera. Insiste? «A me piace dare i soprannomi alle persone e quello per Coia mi sembrava il più appropriato considerata la situazione che si era creata».
Meno male, per lei, che dalla settimana prossima lascia il Campidoglio, altrimenti scoppierebbe l’ennesima lite.
«Da tempo avevo deciso di andare via. A luglio dello scorso anno ho preso la decisione, formalizzandola poi alla sindaca. A ottobre le ho inviato anche una lettera, scrivendole che volevo andar via in maniera soft». Per la Befana ai Tredicine? «Certo, dopo quello che era successo era inutile nascondersi».
Lei ha perso, hanno vinto i Tredicine grazie a Coia e a dunque il M5S?
«Sono molto arrabbiato tutte le volte che ci penso, non mi nascondo dietro a un dito. Purtroppo non ce l’ho fatta».
Si potrà cancellare questa macchia nel suo personale bilancio politico?
«In questi due anni ho avuto scontri con i miei colleghi, com’è normale in tutti i posti di lavoro. Avrei voluto fare molto di più. Questo è certo».
Insomma, sembra che lei abbia più rammarichi che altro.
«No, abbiamo lavorato molto bene su tanti aspetti, penso al regolamento sulla città storica che abbiamo appena presenta- to».
Ma se ne andrà, alla fine. Da sconfitto?
«Lascio per stare vicino alla mia famiglia a Milano. Mi di- spiace di non essere più asses- sore. Ma con la sindaca abbia- mo deciso che continuerò a da- re una mano per quanto riguar- da il turismo».
Poi Meloni, con un sorriso sincero quanto nervoso, saluta.
Il Messaggero