«Rieti in Umbria? No, è un processo troppo lungo» Oggi intanto assemblea in Prefettura

Comune di Rieti
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RIETI - «Rieti in Umbria? Se anche fossimo tutti d'accordo, e sottolineo se, si aprirebbe un processo politico-amministrativo lungo almeno cinque anni. Rischiamo di non arrivarci vivi». Daniele Mitolo, consigliere regionale eletto con il presidente Zingaretti e ora in forza al Pd, semina dubbi e realismo sulla strada della secessione dal Lazio, che ora che Rieti sta perdendo un pezzo di Stato e di servizi dopo l'altro, tenta più di qualche amministratore. «Al di la del dato geografico, che può avere i suoi limiti, a legislazione vigente il Lazio Nord è il contenitore che più si presta ad essere una soluzione per il momento che stiamo vivendo - riprende Mitolo - Bisogna essere realisti: evocare soluzioni che prescindano dalla Regione Lazio mi sembra una cosa da libro dei sogni. Invece, i problemi che abbiamo di fronte vanno affrontati con realismo e pragmatismo».


Ma con quali strumenti? E quale peso politico? «Serve unità, sia sul piano istituzionale che politico. In Regione l'interlocuzione che c'è con Viterbo e forte: servirà a ragionare di ciò che può avere la testa a Viterbo e cosa a Rieti, perché al di là dei rapporti di forza che ci danno perdenti non è che tutto può andare a finire a Viterbo. Altro discorso è l'impatto sul territorio del riordino dei servizi statali: la mossa della Prefettura mi è sembrata un po' estemporanea. Bisognerà vigilare, e sono sicuro che i nostri parlamentari lo faranno, perché il territorio non venga sguarnito di servizi essenziali come la sicurezza, il controllo. Poi, che la testa sia qui o a Viterbo mi sembra un problema secondario».

Oggi intanto in Prefettura uffici chiusi dalle 9,30 alle 11,30 per l'assemblea dei lavoratori dell'amministrazione civile chiesta da Cgil, Cisl e Uil per fare il punto sull'accorpamento a Viterbo. Non ci saranno le code del Colosseo, fuori dal portone di Palazzo Vincentini, ma se ci fosse un po' di attenzione della città non guasterebbe. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero