Il racconto di un avvocato reatino: «L’Ucraina, un Paese che pensava solo a crescere negli anni»

Il viaggio in Ucraina
RIETI - «Sta accadendo qualcosa di impensabile, l’Ucraina che ho conosciuto io non prefigurava certamente una guerra come quella che adesso la sta sconvolgendo»....

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RIETI - «Sta accadendo qualcosa di impensabile, l’Ucraina che ho conosciuto io non prefigurava certamente una guerra come quella che adesso la sta sconvolgendo». Gianfranco D’Orazi, avvocato reatino, è stato per molti anni componente della Federazione motociclistica internazionale e giudice a Ginevra, incarico che l’ha portato a incrociare anche la realtà dell’Europa orientale, e ha conosciuto un’altra Ucraina quando ci è andato per partecipare, nella sua capitale Kiev, oggi sotto l’attacco russo, a un congresso europeo insieme a un altro collega del foro di Roma, l’avvocato Rodolfo Romeo, ancora oggi membro dell’Fmi, la Federazione motociclistica internazionale.

Il percorso. Un viaggio affrontato in moto di migliaia di chilometri, toccando, attraverso una serie di tappe, il Paese dell’Europa orientale, in un percorso da est a ovest, ricavando emozioni opposte a quelle che stanno suscitando in questi giorni morti e bombardamenti. «Quando affermo che l’Ucraina pensava solo a crescere, mi baso sui contatti che ho avuto in diverse città - spiega l’avvocato D’Orazi - a partire dalla capitale Kiev, ma anche a Leopoli, Sebastopoli, nella Crimea, e Odessa sul mar Nero, che mi sono apparse più simili alle città europee, dove con i miei compagni di viaggio abbiamo incontrato molte persone con le quali siamo riusciti a intenderci, pur nelle difficoltà causate dal comprendere la loro lingua. Percorrendo strade costruite in mezzo a sterminati territori coltivati a grano e mais, che ci hanno letteralmente sorpreso per la loro vastità, abbiamo potuto toccare con mano la ricchezza che deriva dall’esportazione di certe produzioni e capiamo l’allarme che una loro interruzione potrà provocare in campo commerciale».

Le persone. Il ricordo, oltre al territorio, si focalizza sulle persone ucraine incontrate nel corso del viaggio nel Paese oggi sotto l’attacco russo. «Lungo le vie interne - osserva D’Orazi - abbiamo incontrato tanta gente pronta a vendere prodotti sfusi, un modo per combattere la povertà. Del resto - sottolinea ancora l’avvocato - la voglia di Europa di almeno una parte della popolazione ucraina, quella residente nella parte occidentale della nazione, l’ho recepita dallo spirito di accoglienza che ci è stato riservato e dalle idee molto aperte espresse per un futuro diverso, lontano da una condizione che non era certo di ricchezza individuale, tanto che i visitatori stranieri venivano bene accolti, in quanto potenziali interpreti di novità».

La scelta. Il legame, la volontà di aprirsi a un mondo nuovo, durante il viaggio, venne percepito in diverse circostanze. Ma all’interno del Paese, molto esteso, non mancavano già allora delle differenze. «La scelta di ospitare nella capitale dell’Ucraina l’evento della Federazione di motociclismo, del resto - conclude D’Orazi - puntava proprio a sviluppare ancora di più un legame europeista, che poi l’attuale governo ha perseguito. Diversa, invece, l’aria che si respirava nella zona orientale del Paese, che comprende la Crimea, più vicina alla Russia di Putin. Mano a mano che ci avvicinavamo a quell’area, certe differenze apparivano subito evidenti, si avvertiva un’influenza diversa rispetto alle zone più vicine alla Polonia».

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Il Messaggero