Nonna e nipotina morirono sotto le macerie della casa crollata per il sisma ma per loro non c'è giustizia

Nonna e nipotina morirono sotto le macerie della casa crollata per il sisma ma per loro non c'è giustizia
RIETI - Sono i morti di serie B, quelli provocati dal disastroso terremoto del 2016 ad Amatrice, per i quali rischia di non esserci giustizia perché non è più...

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RIETI - Sono i morti di serie B, quelli provocati dal disastroso terremoto del 2016 ad Amatrice, per i quali rischia di non esserci giustizia perché non è più possibile perseguire i responsabili di case costruite male e senza requisiti antisismici. La storia è quella di una bambina romana di 12 anni e di sua nonna che la notte del sisma non ebbero scampo nel crollo dell’abitazione, presa in affitto dai genitori della ragazzina, dove stavano trascorrendo un periodo di vacanza insieme alla zia, rimasta gravemente ferita, prima di rientrare a Roma.


L’inchiesta della procura, avviata dopo l’esposto presentato dai genitori della piccola vittima - tesa, come le altre, ad accertare le cause del cedimento di edifici pubblici e privati oltre che a verificare il rispetto della normativa antisismica - si è conclusa con la richiesta di archiviazione sollecitata dal pubblico ministero Rocco Maruotti, impegnato in questi giorni a chiudere il fascicolo relativo al crollo dell’Hotel ristorante Roma, e questo nonostante la consulenza tecnica abbia accertato che l’edificio crollato era stato costruito male e con materiali scadenti.

Ma si tratta di immobili realizzati negli anni ‘60 in via Madonna della Porta, a ridosso di corso Umberto I, e una delle difficoltà maggiori è stata rappresentata dall’impossibilità di individuare con esattezza il periodo dei lavori e chi li aveva eseguiti. I documenti sono risultati introvabili, come pure dal materiale recuperato tra le macerie del palazzo comunale crollato non è stato possibile ricostruire la storia della palazzina. L’esito dell’indagine, rubricata contro ignoti, è stata però opposta dal legale che assiste i genitori della bambina (parti offese), perché da una verifica di alcuni atti presso l’ufficio del Catasto è emerso che l’abitazione era stata nuovamente registrata dopo ulteriori lavori effettuati in epoca successiva alla sua realizzazione.


Intervento, anche in questo caso, del quale non è stato possibile rintracciare la pratica urbanistica che era, presumibilmente, conservata negli archivi del municipio distrutto. L’avvocato Gregorio Equizi, legale già impegnato in delicate inchieste che hanno riguardato il terremoto avvenuto a L’Aquila nel 2009, ha però chiesto al giudice delle indagini preliminari di disporre nuovi accertamenti tecnici per stabilire la regolarità dei lavori eseguiti in epoca successiva alla prima edificazione dell’edificio e la ditta che materialmente li portò a termine. L’estremo tentativo di dare giustizia a vittime che rischiano di diventare di serie B.
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Il Messaggero