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RIETI - Ha la voce ancora tremante mentre racconta di quei terribili minuti, intorno alle 6.20, quando il rapinatore evaso dal carcere di Terni gli ha puntato un coltello, intimandogli di consegnargli i soldi della cassa. Ancora gli rimbombano in testa le parole di quell’uomo, piombato nel bar appena aperto non sapendo dove si trovasse e in che provincia fosse.
«Non ho niente da perdere dammi i soldi e stai zitta altrimenti ti pianto il coltello in testa». «Mi sono sentita un brivido addosso – racconta la donna – ero sola quando quell’uomo mai visto prima è passato dietro il bancone. Ero spaventata e non immaginavo quale potesse essere la reazione del rapinatore se non avessi fatto ciò che mi chiedeva. Era armato. Lo spavento era tanto ma sono riuscita a restar calma, il pensiero è volato ai miei figli. Ho avuto paura per la prima volta nella mia vita di non rivederli. Poi è arrivato mio cognato ci siamo fatti forza mantenendo la lucidità in un momento difficile».
Parla a voce bassa e la voce si distende, ricostruisce i passaggi di una vicenda che mai avrebbe pensato di vivere. «Poggio Mirteto - dice - è tranquilla, una cosa del genere non è mai accaduta. In un bar poi, a quell’ora. Quell’uomo non sapeva neppure dove fosse». Francesco D’Amico titolare dell’omonimo bar, appena avvisato si è precipitato sul posto. «Incredibile - dice - meno male che tutto si è risolto. Brava la mia dipendente per essere rimasta in controllo, lucida e fredda in una circostanza davvero difficile».
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