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RIETI - Ci sono anche gli scatti di un fotografo maglianese tra quelli della mostra “Luce, Memoria, Apparenze”, all’Ara Pacis di Roma, da poco inaugurata e visitabile fino al 10 marzo, promossa dall’Accademia di Belle Arti di Roma, in collaborazione con il Comune di Roma e la Sovrintendenza capitolina. Le foto di Marco Orsini, studente del terzo anno del corso di Fotografia e video, sono state scelte insieme a quelle dei colleghi Emmanuel Kelechi Anyigor, Simona Murrone, Lucia Paparello, Giorgia Perrone, Rucsandra Raluca Cristache ed Elena Tagliaferri, da Anna Maiorano e Flavia Matitti, per offrire l’interpretazione che questi sette giovani hanno saputo restituire, con i loro click, del monumento capitolino.
L'esposizione. «L’esposizione - spiegano le due docenti dell’Accademia di Belle Arti di Roma - si compone di una selezione di 21 fotografie. Essa trae origine dal workshop della scorsa primavera del fotografo Andrea Jemolo. Sotto la sua guida, i partecipanti si sono recati più volte, nelle diverse ore del giorno, a fotografare l’interno e l’esterno del Museo dell’Ara Pacis, soffermandosi sia sul moderno edificio museale, progettato da Richard Meier, sia sull’Altare della Pace augustea. I sette fotografi selezionati espongono, a turno, ognuno tre fotografie, rappresentative di un progetto più ampio, formato da dieci immagini. Ogni fotografo ha visto e interpretato il Museo dell’Ara Pacis secondo la propria sensibilità e formazione artistica, spesso privilegiando il dettaglio alla visione d’insieme. Sguardi differenti su elementi architettonici, sculture e sugli ornamenti, hanno catturato le forme geometriche, i giochi di luce, le ombre e le trasparenze, dando vita a un originale mosaico di immagini».
La produzione. Le opere del fotografo maglianese sono in mostra fino a domani. «I miei tre scatti - afferma Orsini - sono fotografie di dettagli non solo del monumento, ma anche dell’architettura del museo. Dalle foto emerge una contrapposizione tra antico e moderno. Ho utilizzato il bianco e nero perché volevo dare una sensazione di assenza di tempo, di eternità. Il titolo “Pax romana” è un’espressione latina, per sottolineare il legame tra la contemporaneità delle foto e l’antico». L’ingresso è gratuito.
Il Messaggero