Rieti, il giardino dell'Esedra ufficialmente a un privato

Esedra a Porta Romana
RIETI - Da area verde, parte di un monumento, a estensione di un negozio privato. Un passo lungo e inimmaginabile altrove, brevissimo e facile a Rieti, grazie alla firma di un...

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RIETI - Da area verde, parte di un monumento, a estensione di un negozio privato. Un passo lungo e inimmaginabile altrove, brevissimo e facile a Rieti, grazie alla firma di un impiegato comunale. I reatini dicono addio al giardino di destra dell’Esedra di Porta Romana, quello che fa angolo con la via Salaria e che, in barba a qualunque regola, è diventato ufficialmente pertinenza di un negozio e, quindi, area destinata alla vendita. A sancire il passaggio, sabato, l’inaugurazione in pompa magna, con tanta gente accorsa per brindisi e buffet (ma non erano vietati? ndr). Volti sorridenti, qualche consulente del Comune che scattava foto ai vasi di basilico e, ovviamente, nessun controllo da chi preposto per verificare il rispetto del distanziamento sociale o il rischio di assembramento. Tutto in linea con quanto avvenuto nell’ultimo mese, da quando Il Messaggero ha denunciato il caso, senza mai ottenere risposta formale dal Comune, nonostante gli interventi di importanti esponenti dell’opposizione o le proteste dei cittadini. Si starebbe anche organizzando una protesta formale con qualche politico, ma intanto si fanno i conti con la realtà.

Tutti si trincerano dietro la formula della sponsorizzazione, come risulta dagli atti in Comune. «Ma di tutto si tratta, tranne che di sponsorizzazione», hanno tuonato prima Carlo Ubertini e poi Alessandro Mezzetti. La sponsorizzazione, a regola, prevede la cura di una piccola area verde da un privato che, in cambio, può apporre il proprio marchio commerciale (vedere rotatoria dell’ospedale per capire). Qui un giardino pubblico è diventato area espositiva di un negozio e, come se non bastasse, è stata realizzata un’apertura “di servizio” lungo la recinzione sulla Salaria e sono state rimosse le transenne che erano lì da anni, dopo che uno degli archi era stato danneggiato ed era stato considerato il pericolo di caduta di mattoni o intonaco. In sintesi: ci sono un bene pubblico che è diventato privato, dubbi sul rispetto della legge sulle sponsorizzazioni, un’area pericolante che sembra diventata sicura senza atti formali, lavori senza controlli e un’inaugurazione pubblica. Quello che non c’è più è un giardino che doveva tornare a uso della collettività. Una storia impossibile altrove. Possibile a Rieti. Basta la firma di un impiegato comunale.
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Il Messaggero