Rieti, l'ultimo saluto a Pepo Battella: folla e commozione, struggenti i ricordi e l'amore per la Lazio. C'era anche Paolo di Canio

Il feretro all'uscita delal chiesa (Foto Riccardo Fabi/Meloccaro)
RIETI - Tante, tantissime persone si sono ritrovate a Monte San Giovanni per l'ultimo saluto ad Alfredo "Pepo" Battella. Un cordone per le piccole vie del paese fino...

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RIETI - Tante, tantissime persone si sono ritrovate a Monte San Giovanni per l'ultimo saluto ad Alfredo "Pepo" Battella. Un cordone per le piccole vie del paese fino alla chiesa di San Giovanni Evangelista.

 
C'erano praticamente tutti, gli ex compagni di squadra nella sua lunga carriera in Umbria, ma anche Paolo Di Canio, suo compagno di squadra ai tempi della Ternana. Sgomento e commozione in tutti coloro che avevano conosciuto, anche per poco, Alfredo Battella, definito un animo «tormentato ma gentile, incapace di fare del male anche ad una mosca».

Nell'omelia di Don Valerio Shango sono tanti i riferimenti al calcio: «nella vita si può vincere e si può perdere. Alfredo era buono e la vostra grande presenza qui ne è la testimonianza». Il calcio, la vera grande passione di Pepo, e le maglie di Lazio e Monte San Giovanni sul suo feretro, entrambe biancocelesti, forse anche questo un piccolo segno del destino.

Struggenti, alla fine, il ricordo di sua sorella Marina: «Non mi aspettavo di perderti cosi, senza avere il tempo di abbracciarti, se potessi tornare indietro ti abbraccerei e ti sgriderei di più, perché non volevi mai seguire i miei consigli. Come farò ora senza il suo senso dell'umorismo, il tuo è un animo ribelle ma buono, spero che dal cielo mi darai la forza».

Nelle parole di suo fratello Antonello invece il ricordo dei suoi anni da giocatore: «Ricordo il tuo esordio con la Ternana, io ero un raccattapalle, volevo stare in curva, con quelle trentamila persone, semmai avessi segnato. Un giocatore straordinario, io posso solo farti da raccattapalle».

E poi una promessa: «Sulla tua vita scriverò un libro». Struggenti anche le parole di Arianna, la sua compagna: «Vola angelo mio, vola», ha detto dopo averlo ricordato per come era, solare e buono: «Era inevitabile che due anime come le nostre si incrociassero, perché siamo simili». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero