RIETI - Il tempo è tiranno. Più i giorni passano senza che all’apertura della crisi di governo a Fara Sabina con le dimissioni degli assessori Giacomo...
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«E’ tutto molto chiaro e lineare - afferma Corradini - La nostra scelta è motivata e non legata solo alla questione dei termoscanner che insieme alla gestione dell’emergenza è stata solo la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Il malcontento di Fara 3.0 nasce con il rimpasto di giunta a scapito di persone del calibro di Roberta Cuneo e Paola Trambusti. Secondo noi il rimpasto, a un anno dalle elezioni, era immotivato. Da lì è nato Fara 3.0 e quando abbiamo presentato il gruppo abbiamo chiarito che non eravamo interessati a deleghe o incarichi, ma volevamo che si tornasse a lavorare in maniera condivisa e corale per il bene di Fara. Dall’inizio del mandato batto su alcuni temi come il rapporto con gli imprenditori locali e i commercianti, il polo della logistica rispetto al quale siamo ancora in attesa della realizzazione del collegamento tra la zona industriale e le scuole. Temi irrisolti perché il cambio di passo da noi richiesto non è mai avvenuto. Per questo abbiamo compiuto il gesto estremo di dimetterci da assessori».
E ora che si fa?
«Attualmente, e di questo sono molto dispiaciuto, il sindaco ancora non ci ha chiamato visto che dovrebbe essere il primo a voler risolvere questa situazione. Una volta che, come spero, questa chiamata arriverà, sentiremo quello che ha da dirci e faremo tutte le valutazioni del caso».
Tra queste spunta l’azione avviata dalle opposizioni.
«Se la minoranza ha presentato la mozione di sfiducia la valuteremo in consiglio comunale. Non diciamo né si né no, facciamo il nostro percorso come abbiamo fatto dall’inizio. E’ lecito che la minoranza faccia il suo, senza però arrogarsi il diritto di dare degli irresponsabili a noi. Noi siamo consapevoli di quello che stiamo facendo, vogliamo uscire da questa impasse ma non certo facendo finta di niente». Disposta a dare il tempo necessario al sindaco, la capogruppo di Fara 3.0, Roberta Cuneo. «Il ritiro delle deleghe - spiega - è un messaggio forte di distacco dalle modalità di fare politica del sindaco, è chiaro che a questo seguiranno dei passi, ma prima dobbiamo vedere quale passo farà il sindaco. Dobbiamo dargli modo di elaborare una soluzione. Credo che sia un atto dovuto a chiunque, specie in un momento così delicato e critico. Ci saranno delle evoluzioni, però le tempistiche sono ancora ferme. Almeno una settimana va concessa a chiunque, altrimenti la velocità può essere consigliera di cattive decisioni». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero