RIETI - «Basta fare un giro a Rieti per vedere che, a poco a poco, la destra sta svendendo, cedendo o svilendo patrimoni e asset strategici». Il caso del giardino...
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Quali regole?
Tutto ruota proprio intorno a questo tema: in base a quale legge uno spazio pubblico, per di più parte di un monumento tutelato, è diventato area di vendita di un negozio privato? Gli atti già visionati parlano chiaro: con la determina 1123 del 26 giugno è stata concesso «affidamento provvisorio della sponsorizzazione dell’area verde comunale denominata Esedra». Quella formula prevede che si possa mettere solo una pubblicità del proprio negozio, in cambio di pulizia e cura dell’area che deve restare totalmente fruibile per la collettività. Su questo punta il dito Rossi che, nel suo post su facebook, non risparmia critiche: «Succede che un giardino all’interno dell’esedra di Porta Romana, finisca per accogliere buste di sementi e che un luogo venga tolto alla cittadinanza non si sa bene per quale motivo e per quale norma. E’ vero che ormai ne abbiamo viste di cotte e di crude, ma la tutela del patrimonio pubblico dovrebbe essere uno dei cardini di un’amministrazione di un comune che dovrebbe essere votato al turismo e al benessere dei propri cittadini. Se pensate che solo nei locali del noto colosso americano dei fast food succedano cose impensabili è perché non avete letto le delibere della nostra giunta, degne degli atti del teatro dell’assurdo».
Fare chiarezza
Tornando alle regole, non è vietato fare business in uno spazio pubblico, ma in quel caso si deve chiedere una concessione al Comune, formula che prevede il pagamento di un canone. E qui si torna alla legittima domanda di Alessandro Mezzetti: qual è la richiesta avanzata dal privato? Dubbi ci sarebbero anche sui tempi della richiesta: dal Comune in via ufficiosa avevano fatto sapere che una prima istanza fu fatta oltre due anni fa e poi ce n’è stata una seconda approvata. Va chiarito se, in questo caso, siano stati rispettati i tempi legali e, in tal senso, la richiesta di Mezzetti, servirebbe a far luce anche su questo. Sui social, infine, non sono mancati i difensori dei titolari dell’attività. Molti hanno notato che, da anni, quel giardino era nell’abbandono, ricettacolo di rifiuti e sporcizia, mentre ora è stato ripristinato il decoro.
Tutto vero, ma vanno ricordati un paio di principi fondamentali. La cura del verde pubblico deve essere fatta dall’amministrazione. E poi, se passasse la logica per cui basta pulire un’area degradata per appropriarsene, nel giro di pochi mesi sparirebbero parchi e giardini pubblici, diventando di proprietà di qualunque commerciante volesse ampliare la sua attività o aprirne una nuova. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero